mercoledì 16 dicembre 2009

Tomorrow

Domani. Una parola che può racchiudere speranze e paure.
Domani saluto Londra, casa mia per questi tre mesi. Ma c'è stato un momento preciso in cui ho cominciato a sentirla davvero casa: il primo dicembre, quando sono scesa da Edimburgo. Sono salita sul treno a Waverley e mi sono detta: “Si torna a casa.” E questo ho sentito quando sono tornata, sono scesa a King's Cross con un vago senso di familiarità... per poi ritrovarmi di fronte un enorme cartello con freccia indicante destra e scritto “NEW UNDERGROUND ENTRANCE”. E che cavolo, son stata via neanche 4 giorni e già mi cambiate tutto? Fredda, spietata Londra dal cuore di pietra. Una di cui non ti puoi innamorare, ma dopo un po' ti ci affezioni. Una con cui tutti vogliono farsi un giro, ma nessuno lo sceglie per sempre, come fosse una persona. Però non la dimenticherai, non tanto facilmente, soprattutto quando stai lasciando l'isola di Gran Bretagna senza sapere quando ci rimetterai piede. Ma ti dici: “L'importante è che sia un quando, non un se.” E ti chiedi: “Sono io l'artefice del mio destino? O sta scegliendo lui per me?” Personalmente sono per i compromessi; ci faremo una bella chiacchierata, io e my Destiny, per decidere un po' che fare.

Per ora solo dubbi e paure sul domani, non si può vivere di ricordi. Ma anche se è il domani a spaventarmi, la paura si fa sentire oggi, perché so che non sono pronta. Forse domani, domani è un altro giorno.


TOMORROW

And I wanna believe you,
When you tell me that it'll be ok,
yeah I try to believe you,
But I don't

When you say that it's gonna be,
It always turns out to be a different way,
I try to believe you,
Not today, today, today, today
(Today)

[Chorus:]

I don't know how I'll feel,
tomorrow, tomorrow
I don't know what to say,
tomorrow, tomorrow,
is a different day,


It's always been up to you,
It's turning around,
It's up to me,
I'm gonna do what I have to do,
just don't

Give me a little time,
Leave me alone a little while,
Maybe it's not too late,
not today, today, today, today, today...

[Chorus:]

I don't know how I'll feel,
tomorrow, tomorrow
I don't know what to say,
tomorrow
(tomorrow)
Tomorrow is a different day

Hey yeah, hey yeah, hey yeah, hey yeah,
and I know I'm not ready,
Hey yeah, hey yeah, hey yeah,hey yeah,
maybe tomorrow

Hey yeah, hey yeah, hey yeah, hey yeah yeah yeah,
I'm not ready,
Hey yeah, hey yeah, hey yeah, hey yeah,
maybe tomorrow

And I wanna believe you,
When you tell me that it'll be ok,
Yeah I try to believe you,
Just not today, today, today, today, today...

Tomorrow... it may change [3x]
Tomorrow... It may change


by Avril Lavigne



Video del live. Passate avanti il primo minuto se preferite, perché parla al pubblico.
Tomorrow Live in Amsterdam 2003 (watch it, it's definitely worth it)


Nota finale: stamattina è nevicato!

lunedì 7 dicembre 2009

The last ten days

In realtà stamattina dovrei uscire, ma per il momento s'è messo un certo vento. Dico per il momento, perché qua stiamo sempre con la speranza che cambi all'improvviso, quindi voglio darmi 60/90 minuti e poi esco.

Devo uscire per fare una cosa e poi per il resto volevo andarmene un po' in giro per la città, visto che ormai sono entrata negli ultimi 10 giorni qui. Non è andata come si sperava, ma questo si era già capito da un pezzo. Forse mi toccherebbe riflettere su quello che è stato, ma ora come ora riesco a guardare solo in avanti e pensare che devo lasciare questo posto che, pur con tutti i suoi "contro" (che non sono pochi), mi piace così tanto. Non si tratta solo del senso di libertà e di indipendenza, è proprio il posto, solo che è un discorso allargato che faccio ora, ancora un po' troppo. Come posto intendo il Paese in generale, è probabile che io ancora non abbia trovato la giusta dimensione e di conseguenza una città precisa. Londra resta bellissima, ma forse non era quella giusta per me, se anche avessi avuto la possibilità di mantenermi qui comunque sarebbe arrivato il momento in cui mi sarei spostata; nonostante tutto però non porterò alcun rancore e manterrò i ricordi belli di questa esperienza.

Quello che più mi spaventa invece è tornare in Italia: partire per una città senza sapere cosa ti darà ma che ti dà almeno il beneficio del dubbio è diverso dal ripartire per quel posto che hai lasciato perché avevi la certezza che non ci stavi bene. Sì, mi spaventa. A parte che i primi giorni in cui andrò in giro rischierò la vita, perché mi ci vogliono almeno tre giorni per tornare a fare sinistra-destra spontaneamente prima di attraversare, già testato qui, ma con la differenza che qui i guidatori si fermano quando attraversi sulle strisce (ok, non tutti, è vero, ci sono sempre le teste calde anche alla guida, ma mi sarà capitato 1 volta su 15 qualcuno che non si ferma). Mi farà strano vedere la gente che non si mette in fila da sé, ma vuole passarti avanti usufruendo anche della collaborazione dell'impiegato di turno; mica come mi successe da Sainsbury's, quando mi ero messa in fila per pagare e arriva una signora dall'altro lato che svolta verso la cassa senza vedermi, non l'aveva neanche fatto apposta, ma il cassiere le dice che c'ero prima io (che a quel punto stavo dietro e anche piuttosto distante) e lei avrebbe dovuto mettersi in fila e aspettare. La signora, mortificata, si è scusata diverse volte. Uno direbbe: "Ma è normale che sia così." Beh, non sempre...non sempre.
Saranno tante piccole cose che mi renderanno presto insofferente, again. Non so dove sia il mio posto qui, ma sono certa che non è lì, è una sensazione che ti senti addosso e non te la puoi scrollare così facilmente. E considerando questo, sono arrivata a pensare che ci voglia più coraggio a prendere la decisione di tornare che quella di partire. L'unica cosa che posso fare è guardare questo nuovo annuvolamento nella mia vita con gli stessi occhi con cui guardo il cielo inglese: sempre con la speranza che cambi all'improvviso.

venerdì 4 dicembre 2009

IELTS Results

Esattamente 13 giorni dopo aver sostenuto l'esame, era il 21 novembre infatti, stamattina sono andata a Covent Garden (scendendo a Holborn) a ritirare i risultati dell'esame dell'IELTS. Pensavo di trovare più gente e che mi sarebbe toccato aspettare, invece non c'era nessuno a parte una ragazza cinese e un altro ragazzo, che però credo più che si dovessero iscrivere all'IELTS e non ritirare i risultati.
Comunque la cosa è stata molto veloce, presenti il passaporto, l'impiegato entra nell'ufficio e ne esce con la busta a tuo nome. L'ho presa, ringraziato e ovviamente l'ho aperta prima ancora di uscire, queste cose con la busta chiusa mettono ancora più curiosità. Ecco i miei risultati, direttamente dal mio Test Report Form (con tanto di foto mia con faccia da criminale, ma ve la risparmio per questa volta, eheh):

Listening 9.0 Reading 9.0 Writing 8.0 Speaking 7.5 Overall Band Score 8.5

Che dire? Soddisfatta, certo, sicurissimamente. Ma girato il foglio mi sono fatta una risata. Dietro infatti ci sono le indicazioni per una sorta di conversione dell'IELTS negli altri esami Cambridge ESOL, e per loro risulta essere così:

IELTS 4 o 4.5 = PET (B1 secondo il Quadro Comune Europeo Di Riferimento)
IELTS 5 o 5.5 = FCE (B2 secondo il QCER)
IELTS 6 o 6.5 = CAE (C1 secondo il QCER)
IELTS 7 o 7.5 = CPE (C2 secondo il QCER)

Excuse me??!? I don't think so!

Io ho fatto FCE, CAE e IELTS. Sarei quasi tentata di dire che l'IELTS è il più facile dei tre, ma non voglio esagerare, per cui mi limiterò a dire che tra CAE e IELTS è più pesante il CAE, quindi non oso immaginare cosa sia il CPE e certo non lo comparerei ad un 7 dell'IELTS, visto che secondo me uno che fa il CAE non vale solo 6.5, come infatti ho dimostrato io stessa.
In questo mesetto scarso in cui mi sono preparata per l'esame, ho appunto preparato l'esame in sé, d'inglese come lingua in effetti non ho fatto nulla di nuovo. Certo, stare a Londra mi ha fatto migliorare nel Listening, per un concetto all'inverso, cioè sentendo tanto inglese di stranieri, ora il British English mi suona chiaro e cristallino. Ma per il resto sono andata là con la preparazione del CAE (al quale tra l'altro avevo preso B, ma avevo il Listening giù anche perché si fa come ultima prova, dopo già 3 ore e mezza di esame, non è che uno ha tanta lucidità per sentire il CD che dice), e se anche consideriamo un mio miglioramento non vedo tutto questo cambiamento da giustificare 2 interi punti di differenza.
La mia conclusione è che questa conversione, equipollenza, whatsitsname o come la si voglia definire è sbagliata!
Ho anche una mia personale opinione su questa questione: il fatto è che l'IELTS è un esame "aperto a tutti", infatti è come se fosse un test d'ingresso, lo fai e in base al voto si capisce a che livello sei. Gli altri esami, tipo FCE e CAE, sono già ad un livello prestabilito e tu sostieni l'esame per vedere se sei davvero a quel livello, altrimenti non lo passi. Di conseguenza nell'IELTS si trovano anche domande faciline, con risposte ovvie, per far sì che anche i più debolucci riescano a concludere qualcosa. Beh, una cosa del genere al CAE te la sogni! Tutte le domande sono difficili e nessuna è ovvia, perché sono tutte a livello C1, Avanzato. Da ciò si può capire come l'IELTS risulti più leggero e anche più fattibile sotto certi aspetti. Questo vale sfacciatamente per prove strutturate come Listening e Reading, in cui prevale l'aspetto passivo visto che non si richiede la produzione, ma va a toccare un po' anche Writing e Speaking, perché se gli esaminatori sono abituati a leggere anche "orrori", nel momento in cui uno scrive meglio risalta subito agli occhi, e stessa cosa per l'orale. Se invece gli esaminatori stanno facendo una sessione del CAE, sicuramente tutti i candidati sono ad un certo livello, così loro leggeranno e sentiranno sempre un inglese di un certo livello, quindi col cavolo che risalti!

Se qualcuno che ha fatto il CAE mi sta leggendo, suggerisco di farvi tranquillamente pure l'IELTS senza timori, che ve li magnate a colazione!

Era giusto per chiarire, per il resto contentissima! :)

giovedì 3 dicembre 2009

Di ritorno da Edimburgo

Prima di cominciare a raccontare dei miei quasi quattro giorni ad Edimburgo, voglio ringraziare ancora Michele per la sua "ospitalità torrese", che ha facilitato di molto il mio soggiorno in Scozia. Senza di lui non sarebbe andata com'è andata.

Ho viaggiato in treno e ne è valsa la pena, mi sono goduta un bel po' di paesaggio inglese prima e scozzese poi. Arrivo puntualissima a Waverley e subito c'è l'impatto col freddo, roba che a Londra a confronto faceva caldo! Effettivamente le temperature si sono mantenute bassine durante tutto il mio stay there. Dopo essere andati a casa sua, Michele mi riporta in centro a piedi, cosa impensabile a Londra, in cui già per il centro devi muoverti con la metropolitana. Già solo in quel giro vedo molto, e già ne resto affascinata. Passare per il Royal Mile poi è stata la conferma. Forse sono una che si entusiasma con poco, o meglio forse una che si entusiasma per determinate cose. In effetti, se si pensa che volevo vedere Edimburgo da 3-4 anni ormai, direi che è anche comprensibile. Domenica il tempo non c'è stato propriamente favorevole (vento e pioggia), ma almeno il giorno di Sant'Andrea è uscito proprio un bel sole, così la mattina mi sono visitata tranquillamente il Castello, dove ho anche incontrato Alekos finalmente! Peccato che avesse poco tempo a disposizione, per cui è stato un incontro-lampo. Approfittando di esser capitata nei giorni in cui l'entrata a molte attrazioni turistiche fosse gratis, siamo andati anche allo Zoo.

A parte l'itinerario, quello che era importante per me era l'impressione della città. Quella è stata certamente positiva. Per certi versi mi ha ricordato un po' Dublino, anche se comunque ci manco da più di 6 anni ormai, e Alekos ci ha tenuto subito a dirmi: "Però Edimburgo è più bella di Dublino." Eh, dal fare un vero e proprio paragone mi astengo, sempre per il troppo tempo passato. Anche con Londra mi è difficile impostare un confronto perché troppo diverse, mi sa. C'è qualcosa di fondo però che me le fa piacere tutte e due (direi tutte e tre se fossi tornata a Dublino recentemente). Sarà il Paese? ;P
Ma quello che mi sento di poter dire è che ho trovato Edimburgo come città con un'identità, cosa che Londra sembra non avere. Sì, è vero, gli stranieri ci sono e non sono neanche pochi, però è stato diverso. Sarà che qui abbiamo toccato l'apice, quindi qualsiasi posto a confronto risulta essere più definito sotto questo punto di vista.



A domani con i risultati dell'IELTS.

giovedì 26 novembre 2009

Io e la Scozia

La mia storia con la Scozia inizia all'incirca all'età di 5/6 anni, ed inizia col personaggio che vedete ritratto a lato. Avevo appena imparato a leggere e nonostante non disdegnassi altri generi di lettura, i fumetti mi attiravano molto. Le storie con Topolino mi piacevano soprattutto quando si trattava di risolvere qualche caso poliziesco o quando lui e Pippo venivano spediti in giro per il...tempo da Zapotec e Marlin, ma il mio mito diventò presto un altro. Paperon de' Paperoni (nome originale: Scrooge McDuck), il papero miliardario, penso che lo conosciate tutti. Di tanto in tanto, su Topolino o anche altre riviste dedicate, uscivano delle rubriche in cui si raccontava la storia dei nostri amati personaggi, e certo io non mancai di prestare attenzione a quella del mio preferito. Non voglio star qui a raccontarvi tutta la sua storia, perché sarebbe molto lunga, quindi abbrevierò dicendovi che zio Paperone è scozzese, precisamente di Glasgow. A volte su Topolino pubblicavano storie in cui, raggruppati i nipoti, partiva la spedizione per la Scozia alla ricerca di qualche tesoro, e puntualmente si finiva in un castello infestato da qualche fantasma. Quindi per me la Scozia era la casa di zio Paperone (vestito col kilt per l'occasione, e io adoro il tartan, verrà da lì anche questo), dove c'erano tanti castelli pieni di fantasmi. Chiamatelo stereotipo! Ero piccola e probabilmente non avevo neanche la concezione geografica della Scozia, non avrei saputo dire bene dove si trovasse, sapevo solo questo ma bastava ad affascinarmi.

Un altro ricordo che ho da piccola della Scozia è invece legato ad un videogame: European Football Champ del 1992, su Amiga. Ebbene sì, la Scozia a quell'edizione degli Europei c'era! E siccome la grafica di allora non permetteva poi molto (e il gioco stesso aveva qualche serio problema), le divise dei giocatori erano molto semplici, rigorosamente monocromatiche per quanto riguardava maglietta e calzettoni, senza una seconda scelta, per cui ad ognuna era stato assegnato un colore. Noi eravamo i celestini. Perché? Perché quelli blu scuro erano la Scozia. Quindi, sempre nella mia testa di bambina, la Scozia era quella blu che aveva fatto diventare noi celesti. Interessante, no? Tra l'altro il blu è il mio colore preferito. L'Inghilterra era quella rossa, e se non sbaglio la Francia viola e la Russia rosa!
Sempre mantenendoci in argomento, ricordo la Scozia a Francia '98. Ebbene sì, la Scozia a quell'edizione dei Mondiali c'era! In particolare ricordo Jim Leighton, portiere 40enne, era il più vecchio di tutti. Non stiamo qui per parlare della performance degli Scozzesi comunque.
Ci spostiamo sulla Formula 1, ma restiamo in quegli anni. Alla McLaren c'era David Coulthard. Ok, ora cambiamo un po' i toni perché devo confessare che io Coulthard non lo sopportavo proprio, soprattutto dopo quello che successe al GP del Belgio '98 (collisione con Schumacher, che sarebbe dovuto passare tranquillamente in quanto in fase di doppiaggio). Poi però prendemmo il gioco per PS, F1 '98 appunto. Bei ricordi, i pomeriggi passati a giocare a PS, eh? A F1 giocavo col mio migliore amico di allora, lui prendeva sempre Schumacher e io invece prendevo Coulthard, con lo stesso ragionamento per cui quando si gioca a calcio prendo l'Inter: se vinco sono contenta per me, ma se perdo almeno non mi dispiace del tutto. Comunque a furia di guidare con Coulthard (cioè dopo centinaia di GP) alla fine mi ci ero “affezionata”, si può dire. E quando vincevo a Silverstone doppia soddisfazione!

Chiusa la parentesi sportiva, resta l'approccio scolastico, però di quello ne ho già parlato un bel po'. Per quanto riguarda la musica invece, una decina d'anni fa mio fratello comprò due CD di musiche popolari dell'Irlanda e della Scozia, davvero molto belli, e che gentilmente mi ha lasciato a casa. ;) Mi piace la musica di quei luoghi, come pure i paesaggi. Molte altre cose si sono susseguite negli anni, piccole e grandi, ma in particolare credo che anche il viaggio in Irlanda sia servito a farmi valorizzare quel tipo di cultura, inevitabilmente diversa dal mondo anglosassone, o forse è Londra stessa ad essere fin troppo completa e mixata. Eh sì, dopo più di due mesi posso dirlo, anche se in fondo già lo sentivo. Avrò sempre il debole per l'Irlanda, mi sa. Ora resta da vedere che effetto mi farà Edimburgo. E anche se so bene che una capitale non fa un Paese, voglio almeno togliermi questo sfizio, per poi promettermi di andare un po' in giro in un secondo momento, spero non troppo lontano.

2 days left

mercoledì 25 novembre 2009

Al London Transport Museum

Sicuramente scrivere quel post sulla Piccadilly Line mi aveva portato a fare qualche ricerca che non si è fermata lì, ma è andata avanti. La storia della London Underground, detta anche Tube, mi ha incuriosita e non poco. Dopo aver letto svariate cose mi sono detta: "Ma io sono a Londra! Posso andare direttamente a vederle!"


Così oggi, complice anche la bella giornata, sono andata a Covent Garden (scendendo a Leicester Square, ovvio) e ho fatto visita al London Transport Museum. Come si intuisce dal nome, il museo traccia la storia dei trasporti di Londra, ovviamente parliamo di quelli pubblici, quindi si inizia dal 1800 fino ai giorni nostri. Subito dopo l'entrata c'è un tratto con squarci di mappe della metropolitana di Londra, ma anche di Parigi, New York e Tokyo, con relative immagini prese dalle stazioni o dalla strada. Si sale al Level 2 e si comincia a vedere la storia dei trasporti (stradari, ferroviari e fluviali) senza che manchino modelli in dimensioni reali o anche modellini più piccoli.

Al Level 1 si comincia finalmente a parlare di Underground, con tutti i lavori di scavo e i vari progetti falliti o inaspettatamente riusciti. Ci sono anche le ricostruzioni dei treni della metropolitana, che ovviamente sono andati modificandosi negli anni, e la cosa bella è che in un vagone almeno si può entrare, negli altri invece l'accesso è impossibile, ma ci sono dei manichini a rendere la situazione abbastanza verosimile. Personalmente mi è piaciuto molto vedere le antiche mappe della Tube, quando c'erano poche linee, a volte nominate anche diversamente da come le conosciamo oggi. Nell'ultimo modello di treno prima di quello attuale che viaggia per Londra, c'erano due signori già seduti che probabilmente si stavano riposando un po'; io li avevo visti, ma quando sono entrata ero più intenta a guardare le mappe e forse loro devono aver pensato che li avessi presi per manichini, perché il signore mi ha detto: "We're real, we're not models." e io: "I know." La scena comunque è stata molto divertente, ci veniva da ridere.

Ovviamente non mancava tutta la sezione sui bus, anche se ammetto di aver prestato meno attenzione a quella. La cosa divertente però è la ricostruzione del sistema di semafori, con tanto di pulsante dal lato opposto. Io l'ho premuto, ho aspettato, e quando mi è uscito l'omino verde sono passata dall'altro lato della sala! XP

C'è anche la ricostruzione dei treni di oggi, ma non dei vagoni passeggeri, bensì della cabina di comando, con tutti i pulsanti del caso. Inoltre, udite udite, c'è un vero e proprio simulatore di guida! Ti siedi, aspetti il segnale che ti avvisa che le porte si chiudono e si parte. Nella cabina si simula la Jubilee Line, fuori ce n'è un altro che simula la Northern (mi è piaciuta di più quest'ultima). Se volete avere un'idea, potete cercare su Internet qualche video, ne ho visti in giro.


In definitiva, nonostante questo museo, a differenza di molti altri qui, non sia gratis (10 pounds, ouch!), direi che ne è valsa la pena. E credeteci, perché io sono una che ci tiene coi soldi.
Mi piacerebbe parlare di altre piccole cose che ho scoperto sulla Tube e in particolare sulla Piccadilly Line, ma temo che dovrò rimandare ad un'altra volta, anche perché sabato finalmente vado ad Edimburgo e non può mancare un post sulla Scozia prima di salire.

Ah, e finalmente ho trovato un libro sulla storia dell'Irlanda che non fosse troppo grande, anzi, si chiama "101 Cose Che Non Sapevi Sulla Storia Irlandese" quindi è ben suddiviso, spero davvero di riuscire a leggerlo tutto prima di doverlo restituire, oltre a questo ho preso anche un altro libro che sto leggendo ora.

lunedì 23 novembre 2009

Noi, quelli della Piccadilly Line

Ci vedrete particolarmente stanchi, anche dimagriti volendo, e ci riconoscerete, siamo quelli della Piccadilly Line. Siamo noi che, prendendo una delle linee costruite più in profondità, dobbiamo farci molte MOLTE scale. Provateci a scendere a Russel Square e vedervi l'avviso: “Questa scala ha 175 gradini.” Che poi qualcuno asserisce che in realtà siano 177, i coraggiosi che contano. Non che ci abbiano obbligati, ci sono gli ascensori. Ma c'è gente talmente di fretta che non può aspettare e preferisce correre per le scale o chi, come me, ha semplicemente paura degli ascensori. Non siamo neppure gli unici, a quanto ho visto neanche la Northern Line scherza con le scale, ma noi siamo noi.
Siamo i privilegiati di Covent Garden, anche se poi c'è scritto che la sera e nei weekend dobbiamo evitare di scendere lì e magari preferire Leicester Square (effettivamente vicinissima) o Holborn e farcela a piedi.
Siamo quelli che si mescolano ai turisti e fanno lo slalom tra le valigie, perché il nostro capolinea a Ovest sono i Terminals di Heathrow.
Siamo quelli che quando devono cambiare a Green Park devono farsi il giro di mezzo mondo, ma in fondo ci fa mantenere in forma.
Siamo quelli che quando arrivano a King's Cross se ne accorgono per le pareti tutte sgarrupate, manco fosse una stazione di Silent Hill (il videogame), o almeno lo eravamo fino a qualche giorno fa. Ora siamo quelli che a King's Cross non possono scendere più, perché stanno rifacendo le pareti alla stazione, quindi il treno rallenta ma non si ferma e poi riparte.
Siamo quelli che la corrente di vento in alcune stazioni (tipo Holloway Road) ci piega ma non ci spezza.
Però siamo quelli più belli, perché la nostra linea è quella blu scuro!



----- Note finali:
Questo post vuole essere ovviamente ironico, ma prima di concludere c'è qualcosa che vorrei ricordare.


7 luglio 2005: Londra è attaccata da alcuni terroristi. Quattro britannici musulmani colpiscono il sistema di trasporti. Tre di loro prendono la Tube, uno solo su di un bus. Uno di questi, Germaine Lindsay, sale su un treno della Piccadilly Line diretto verso Ovest. La sua esplosione è quella che causa più danni; la ragione sta nel fatto che, come dicevo prima, la Piccadilly Line è una delle più profonde, mentre le altre due esplosioni avvennero su due treni della Circle Line, una linea di poco sotto la superificie, dove i treni corrono parallelamente, per cui risulta più “aperta” e più larga.


La Piccadilly ha singole carreggiate chiuse e strette. Nell'esplosione tra King's Cross e Russel Square morirono 26 persone più l'attentatore, su di un totale di 56 (compresi i 4 attentatori) quel giorno. I soccorsi inoltre furono particolarmente difficili sempre a causa della profondità e della ristrettezza del tunnel. Just not to forget.








domenica 22 novembre 2009

IELTS

E così ieri ho sostenuto l'esame dell'IELTS. Per chi non sapesse bene di cosa si tratta, metto qualche link:

http://www.ielts.org/
http://it.wikipedia.org/wiki/International_English_Language_Testing_System

Partiamo dal fatto che in generale penso che sia andato bene. :)

Ora andiamo nei dettagli: alle 9:00 hanno cominciato a farci scendere, ci siamo registrati e abbiamo preso il nostro posto nei banchi, precedentemente assegnati dagli organizzatori ovviamente. Quest'operazione ha preso più di un'ora ed evidentemente non se lo aspettavano neanche loro, visto che hanno detto che di solito si fa prima. Io stavo nella Room B e c'erano 4 esaminatori a controllarci e darci i fogli, mentre noi eravamo una sessantina/settantina in quella stanza. C'è stata la parte introduttiva in cui hanno dato tutte le indicazioni e spiegato le regole. E' stato divertene quando l'esaminatore che leggeva continuava ad enfatizzare la parola "toilet" durante la parte delle regole che riguarda l'andare in bagno. Tutti a ridere.

Il Listening si sentiva davvero bene, probabilmente io l'ho notato ancora di più avendo avuto la precedente esperienza con i famosi mini-stereo del British Council di Napoli, grazie ai quali non capivamo praticamente niente, invece qui era come avere gli auricolari nelle orecchie tanto che si sentiva con chiarezza. Ho risposto tranquillamente a tutto, anche se su un paio di cose mi è venuto qualche dubbio, ma speriamo bene.

Il Reading pure è andato con tranquillità. Quando facevo le simulazioni, ammetto che mentre leggevo mi distraevo e infatti non lo finivo mai in un'ora, ma ci mettevo sempre di più. Ma quando si deve fare la persona seria la so fare, quindi mi sono messa a testa sotto e ho letto i tre testi uno dietro l'altro. Il primo testo riguardava i trasporti europei; il secondo la varietà di specie di pappagalli in Australia e il terzo (molto interessante) parlava del manoscritto Voynich e dei tentativi di decifrare il suo contenuto durante la storia. Non ne avevo mai sentito parlare, per chi si fosse incuriosito come me ecco un link:
http://www2.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Interventi/Articoli/VoynichPeiretti/VoynichPeiretti.htm

Il Writing è andato come temevo. Quel Task 1 è stato la mia spina nel fianco. E' uscito un grafico da commentare, e io invece di metterci i 20 minuti normalmente previsti, ce ne ho messi 30. Va da sé che per il Task 2 mi sono rimasti gli altri 30, solo che a differenza del primo dove si richiedono minimo 150 parole, nel secondo ce ne vogliono 250. La traccia chiedeva di esprimere la propria opinione sul fatto che i governi spendano molto per l'arte. Ho scritto tutto direttamente e non ho avuto neanche il tempo di rileggere o contare le parole, quindi questo rimane in sospeso...

Infine lo Speaking. Mi è capitato l'esaminatore che stava nella mia stessa Room allo scritto, e mi faceva simpatia perché mi richiamava Giles di Buffy (l'attore si chiama Anthony Stewart Head), solo più giovane. Direi che sono partita sottotono per poi migliorare durante il colloquio. Abbiamo parlato del lavoro, nella Part 2 invece mi è uscito l'argomento "Grandi cambiamenti nella vita" e qui stavo nel mio, e poi nella Part 3 si continua con questo però più a livello generale.

Non sono tornata neanche tanto tardi a casa, erano solo le 4pm. Esperienza positivissima, ottima organizzazione. Sono contenta di aver fatto quest'esame, al di là dei risultati che usciranno.

mercoledì 18 novembre 2009

Tra un esercizio e l'altro

Ce l'ho fatta a ripassare! Stasera mi sto vedendo un po' i Writing e tutto il Vocabulary che serve, in special modo per il Task 1, che si promette piuttosto boring: si tratta infatti di commentare tabelle, diagrammi, questo genere di cose qua.

Ma più che dei miei studi, voglio parlare della visita dei 3 miei amici che sembrano aver ben gradito Londra. Sono stati praticamente solo 2 giorni e mezzo, ma siamo riusciti a vedere diverse cose, prima di tutto casa mia, eheh! Ovviamente ci siamo fatti le foto vicino allo stadio dell'Arsenal. Poi dalla mattina dopo siamo partiti col tour de force: King's Cross, British Library, Russel Square, British Museum, Tower of London, Tower Bridge, la City, London Bridge, London Eye, Big Ben, Houses of Parliament e Westminster Abbey. Serata in giro fra Piccadilly Circus e Covent Garden. Nottata a Victoria!
Il sabato mattina andiamo a Trafalgar Square a salutare l'Ammiraglio Nelson (che è quello più in alto, qualcuno si confonde), toccata e fuga alla National Portrait Gallery e ci avviamo verso Buckingham Palace. Arrivati lì, è venuto giù di tutto, ad acquazzone proprio, senza che mancasse il vento, certo, quindi gli ombrelli erano pressocché inutili. Ci siamo fatti il bagno.
Pomeriggio tra Regent Street e Oxford Street, quindi come avrete intuito dedicato a fare shopping. Infine siamo arrivati pure allo stadio del Chelsea, dove ci siamo fatti altre foto divertenti.

Questo è stato il nostro itinerario, direi che sono stata una buona guida. Peccato che il tempo sia stato veramente contro di noi, è piovuto proprio tanto, di solito non fa così, ed è anche più variabile, mentre in quei 3 giorni il sole non si è visto per più di cinque minuti. Ovviamente il giorno successivo alla loro partenza è stato stupendo a confronto con gli altri! E vabbè, London is always worth it.

Sabato l'esame!

sabato 31 ottobre 2009

Tregua

Approfitto di questo momento di tregua che il computer sembra volermi regalare (sto avendo molti problemi) per intervenire di nuovo.

In realtà non ci sono grosse novità, la vita in casa procede come al solito, a parte la mia coinquilina turca che non è stata bene, ma ora dopo più di una settimana sembra sulla via della guarigione. Io mi sono messa coi libri in mano, ed è una delle cose che preferisco, quindi it's ok, more than ok actually; per l'IELTS ho comunque da vedere qualcosina, c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Proprio stasera ho dato a Lydia i CD che mi passerà a tracce mp3 per ascoltarli sul pc (quando lui deciderà che posso) o almeno per passarmeli sul lettore, così inizio a fare gli esercizi del Listening da domani, visto che nel caso dell'IELTS il Listening prevede l'ascolto di ogni esercizio una sola volta, e qui sarà dura sì! Domani vado a Messa a sentirmi un po' di British English, che mi fa bene. In casa è inglese di stranieri e per strada pure lo sento poco, a parte quando c'è la partita dell'Arsenal, che ne arrivano a frotte di Inglesi inglesi.

Per il resto, la settimana scorsa la notizia dell'economia inglese superata da quella italiana( http://www.telegraph.co.uk/finance/financetopics/recession/6418344/UK-economy-overtaken-by-Italy.html ) non è stata certo d'aiuto per noi Italiani qui in cerca di svolte. Il momento non è dei migliori, anzi. Ma non che non lo sapessimo. A volte nella vita si deve rischiare, si deve sbattere la testa contro un muro per capire che fa male, non importa quanto gli altri cerchino di avvertirti, tu senti che devi farlo e basta. Di questo non mi pentirò mai, anche se davvero sembra esser andato tutto storto, ma ho la consolazione di poter dire, come dice Claudio Baglioni in una sua canzone: "Avrò sbagliato ma a modo mio."

Concludo mandando un saluto speciale ai 3 miei amici che vengono a trovarmi fra meno di due settimane!!! SEE YOU SOON, GUYS!!!

martedì 20 ottobre 2009

Riprendiamo II

Lo sapevo che l'avrei fatto. Quasi due settimane che non aggiorno il blog. Shame on me.

In effetti non è successo niente di particolare in questi giorni. Sono andata diverse volte in biblioteca, ne ho trovata un'altra vicina, dal lato opposto e ci arrivo pure qualche minuto prima, ho preso anche il mio primo libro in prestito, The Story of England, eheh, nonostante si possa pensare il contrario ha soltato 200 pagine. Per ora sono alla conquista normanna, quindi ho ancora un bel po' da leggere. Avevo anche trovato The Story of Scotland, ma quello non era in versione light, anzi, era un mattone esageratamente grande, che avrei avuto pure difficoltà a portarmelo fino a casa, non potendo metterlo nello zaino, quindi l'ho lasciato lì, sperando di incappare in qualche volume più piccolo che tratti lo stesso argomento. Per l'Irlanda sto ancora cercando.

Domenica ho incontrato (dopo non poche peripezie) due ragazzi italiani giunti anche loro da poco a Londra. Avendo una conoscenza ancora limitata su molte cose, non sono stata in grado di aiutarli molto, comunque mi ha fatto piacere incontrarli. Ci siamo visti ad Holborn, sempre quella zona che mi piace, e abbiamo parlato di Londra, ma anche della Scozia, dell'Irlanda e del Galles (tutti se lo dimenticano sempre, poor Wales!). Anche loro si sono buttati all'avventura, anche se le nostre situazioni differiscono sotto molti aspetti, per cui onestamente mi aspetto meglio per loro che per me. Proprio ieri infatti ho avuto una notizia negativa su di un possibile lavoro che avrei potuto fare. Nel frattempo mi sono iscritta ad un esame da sostenere a novembre, della serie "Non buttiamo tutto all'aria".

Per chi se lo chiedesse, la situazione in casa è molto piatta, qualche volta trovo Lydia e ci scambiamo qualche parola, per il resto non si va oltre i saluti e eventuali avvisi sulle cose di casa.
Cercherò comunque di riprendere un po' il blog e farmi sentire.

giovedì 8 ottobre 2009

Sunny day

Sono le 18:45 mentre vi scrivo qui da Londra, e i colori del tramonto già hanno iniziato a mostrarsi da un po'. Ma è un tramonto su quella che è stata una bellissima giornata di sole. Dopo tre giorni di pioggia incessante era quella che ci voleva. Tra l'altro, vista la mia situazione, credo che il tempo abbia una certa influenza sul mio umore, perché quando piove mi conviene restare in casa e non è la mia preferenza. Oggi infatti sono uscita e ho fatto un bel giretto.

Prima di tutto, ho trovato una biblioteca pubblica vicina; non è vicinissima, devo camminare più di 10 minuti direi, ma va bene. Mi sono registrata, l'addetto mi ha dato un modulo da compilare con tutti i dati, ma proprio tutti tutti, dai soliti anagrafici ad altri come prima lingua parlata, orientamento sessuale, ceppo e Paese originario, religione e eventuali invalidità. A parte i primi comunque tutti gli altri erano facoltativi ed era specificato che loro sono interessati a saperlo per garantire che tutti, senza discriminazioni, usufruiscano dei servizi offerti dal distretto. Comunque ho avuto la mia tessera, che carina! Con essa posso andare in qualsiasi biblioteca pubblica di Islington, soltanto per determinate cose si deve per forza tornare alla biblioteca dove sono state prese. Sembra molto interessante, però non mi sono trattenuta oggi perché la giornata era troppo bella per restare indoors, ma sicuramente ci tornerò presto, già mi so, la vista di tutti quei libri (in inglese per giunta!) e il pensiero di potermi prendere quelli che voglio mi stimola troppo!

Quindi sono andata a prendere la Tube e sono andata a farmi un giro. Ecco una sorta di itinerario:
- Russel Square, prima tappa;
- Holborn station - Bank Station;
- nella City: Monument, London Bridge;
- Jubilee Line per arrivare a Westminster;
- il London Eye dal Westminster Bridge, dove c'erano sempre gli Scozzesi con la cornamusa, ma non c'era quello con cui mi ero fatta la foto a giugno, si daranno il cambio;
- infine il caro Big Ben.

In effetti l'ultima tappa è stata la mia Victoria.
Ci sarebbe un video che ho fatto nella stazione di London Bridge, c'erano dei ragazzi che suonavano. Cerco di metterlo. Nel frattempo che ho scritto è tramontato. Si sta accorciando la giornata a vista d'occhio!



sabato 3 ottobre 2009

Sweet Dreams Are Made Of This

Dopo due settimane abbondanti che son qui, posso dire che sto cominciando ad avere le reazioni sperate. Proprio ieri infatti, mentre parlavo con la nuova coinquilina, mi sono accorta di come io abbia cominciato a parlare più velocemente, quasi senza pensarci, mi viene in mente una cosa e subito la riesco a dire. Il mio cervello sta reagendo, e ne sono soddisfatta.

Ulteriore prova è stata stanotte, ho sognato in inglese. Non che sia la prima volta in vita mia, era successo altre volte, ma ora che sono qui è diverso, lo vedo proprio come un risultato. Era un sogno piuttosto confuso, nel senso che si sono accavallate tante cose diverse fra loro in un solo sogno, ma succede. C'era persino Buffy! La penso troppo, lo so. E soprattutto, lei la collego molto all'inglese, visto che è un po' anche grazie alla passione per questa serie che ho continuato a coltivare l'inglese dopo la scuola. Ero stufa di dover andar a controllare ogni volta gli errori dell'adattamento italiano, per non parlare della perdita delle citazioni varie, classico caso di Lost In Translation. Così decisi che l'avrei guardato in lingua originale. Il linguaggio del Buffyverse risulta in più casi davvero molto particolare, e uno deve saperlo a priori per non spaventarsi, ma mi è servito davvero tanto. Facendomi forte di questo con Buffy, ho cominciato a vedere anche altri telefilm in originale, con le evidenti conseguenze positive.

Per omaggiare ancora una volta Btvs, propongo un'altra delle mie "quotes" preferite (che, vi avverto, sono tantissime) sempre da 6x08 Tabula Rasa.

GILES: We'll all get our memory back, and it'll all be right as rain.
SPIKE: Oh, listen to Mary Poppins. He's got his crust all stiff and upper with that Nancy-boy accent. (everyone looking at him) You Englishmen are always so... (pauses) Bloody hell! (ticks off on his fingers) Sodding, blimey, shagging, knickers, bollocks, oh God! I'm English!
GILES: (puts glasses on) Welcome to the Nancy tribe.

Parlando, Spike si rende conto di avere anche lui accento e tipica parlata inglese, come Giles, che solo un attimo prima stava offendendo a causa di questo. La scena è simpaticissima, ma ovviamente è da vedere in originale, perché in italiano mica si capiva.


Anyway, today's a little more windy than usual. Fa anche un bel po' freddo, quindi credo che me ne starò in stanza a leggere The Secret Garden sul NDS. Qui in Inghilterra c'è il gioco (che non è proprio un gioco) dei 100 classici, praticamente 100 libri famosi da leggere in inglese: un invito a nozze per me, anzi, preferisco sicuramente i libri ai matrimoni! Anche se c'è da dire che il tempo resta sempre variabilissimo, quindi i programmi sono sempre soggetti a cambiamenti, se diminuisce potrei decidere di andarmi a fare un giro nei dintorni, pure perché vorrei trovare una chiesa cattolica più vicina per non dover sempre arrivare fino a Westminster.

domenica 27 settembre 2009

Our differences enrich us

Vorrei un termometro per ambiente nella mia stanza. C'è un caldo impressionante. Magari ci fosse la metà del caldo di qua nel bagno! Ora sto vicino alla finestra aperta a maniche corte e pantalone del pigiama tirato su e ho caldo. Io poi! Io a Londra che ho caldo. Incredibile. Comincio a capire Kasia.

Oggi, nonostante la giornata stressante, sono andata a Messa, sempre a Westminster Cathedral. Sono riuscita ad andare a quella delle 5:30pm. Non so se sia d'abitudine in determinate date, ma oggi c'è stata una Messa particolare, una Messa internazionale, infatti già all'entrata è passata una vera e propria processione per la navata centrale, con i vari rappresentati di diversi Paesi, ci sono stati canti e balli vari a seconda delle nazioni, le letture e il vangelo sono stati letti in lingue diverse. L'omelia per fortuna in inglese, e tra le cose che ha detto l'Arcivescovo mi è rimasta impressa questa: our differences enrich us. Ha parlato soprattutto di questo, della Londra multietnica, ha detto che già solo dai nostri visi possiamo vedere quante differenti culture, tradizioni, lingue e così via si mescolano in un solo ambiente. Eppure qualcosa ci unisce, siamo tutti una grande famiglia e dobbiamo provvedere ognuno all'altro, dobbiamo sempre porci la mano a vicenda e aiutarci. E' stato bellissimo al segno della pace girarsi da ogni parte e vedere un pezzettino di mondo diverso: alla mia destra c'era un ragazzo di colore, a sinistra madre e figlio asiatici, dietro di me una famiglia di portoghesi (direte: e come li hai riconosciuti? Avevano tutti la maglia del Portogallo!) e una signora inglese (era l'unica a dire le preghiere durante la Messa, con accento inglese). Nel mezzo io, italiana. All'apertura e chiusura della Messa hanno cantato due cori diversi, come pure durante la Comunione. Non scrivo nient'altro perché non so se poi dovrò farlo per il giornalino, fatemi sapere!
Una Messa bellissima comunque, sono stata contentissima di esserci andata.

La giornata invece era iniziata andando al lavoro. Prima di tutto, il receptionist mi ha detto che sono arrivata troppo in anticipo, ma a me avevano detto quell'ora, che dovevo fare? Anzi, sono pure arrivata un po' più tardi perché la domenica il primo treno passa più tardi degli altri giorni. Comunque sono andata giù, ho servito le colazioni, direi che è andata bene. Dopo io e Denise abbiamo fatto i piatti, bicchieri, ecc. ecc. e già abbiamo cominciato a fare casino nella cucina. Denise ha più o meno la mia età, è italobrasiliana, infatti parla italiano e portoghese, ma non tanto bene inglese, per questo sta qui a fare pratica, poi dopo le piacerebbe iniziare a studiare. Stando in cucina a stretto contatto, ho avuto modo di conoscerla un po' di più rispetto alla ragazza di ieri che mi ha solo fatto vedere come si facevano le camere e via. Inoltre oggi c'era pure una ragazza giamaicana, più grande di noi, e ci siamo fatte due risate anche con lei. Poi siamo andate sopra a fare le stanze. Alla fine della giornata lavorativa, è venuto il momento della verità. Il manager (non so se si dica così, comunque quello che gestisce) mi ha detto che in effetti gli servivo solo per le camere, perché con la colazione ce la fanno anche senza di me; in effetti io ero un di più stamattina, e l'altra ragazza stava pure di festa. Solo che così facendo la paga offerta scendeva troppo e non ho accettato, solo £110pw., senza contare che togliendomi le colazioni mi sarei privata anche di quel contatto che non solo mi serve, ma desidero proprio. Solo io e i letti, e che contatto è? E poi voglio provare anche altre cose prima di tagliarmi le gambe, certo sarebbe stato solo un part-time, ma sarebbe potuto essere vincolante per un altro eventuale lavoro. Sono
fiduciosa, qualcosa dovrà pur uscire. E domani già altra prova, qua vicino.

Per concludere, oggi è il compleanno di Avril!

sabato 19 settembre 2009

I think I got it

Questa volta la giornata è finita prima, alle 18:30 ero in albergo, ma dovevo far caricare il pc e quindi scrivo solo ora. Lo devo caricare per forza perché quaggiù, dove c'è la mia stanza, il WiFi non arriva granché e come minimo mi devo mettere nelle scale che danno verso il piano terra, quindi il pc deve alimentarsi necessariamente con la batteria e non attaccato alla corrente, come sta adesso perché non mi sono ancora connessa.

La giornata inizia con i due Svizzeri ancora affamati, nonostante fossero seduti ad un tavolo diverso dal mio oggi potevo vedere come entusiasticamente acconsentivano quando veniva loro chiesto se volessero un altro po' di questo o di quello. Poi si sono pure girati, mi hanno vista e mi hanno salutata vistosamente. Io invece stavo seduta con due Tedeschi stamattina, anche questi una coppia, ma più giovani. Però non mi sono messa a parlare: qualche parola mi veniva, ma non sarei stata in grado di sostenere una vera e propria conversazione come con gli svizzeri in francese. Altro che polvere, sul mio tedesco ci sono quintali e quintali di ruggine. Ma d'altra parte il mio interesse per una lingua è direttamente proporzionale alla bellezza del popolo che la parla. Ok, è solo la mia modesta opinione, e forse è solo un caso, ma fatto sta che il mio tedesco è regredito negli anni.

Ieri sera quando mi sono messa a letto avevo molto sonno, ma ricordo di aver sentito arrivare persone nella stanza affianco alla mia, piuttosto rumorose, sbattendo la porta praticamente facevano sobbalzare anche la mia di fianco, poi si sa questi muri come sono. Comunque io quando ho sonno, ho sonno e lo stesso mi sono addormentata. Stamattina però ancora facevano lo stesso: pazienza, e teniamocelo. Poi sono uscita, oggi pomeriggio, poco dopo di me sono tornati anche loro e hanno ripreso a sbattere questa porta. Al che io stavo uscendo con l'intenzione di andare gentilmente a chiedere che evitassero di sbatterla in quel modo; mentre esco, esce anche il ragazzo (se non ho capito male sono in tre nella stanza) e mentre esce dice qualcosa alla ragazza...in italiano. Ah, ecco qua, tutto si spiega, lasciamo proprio stare che è meglio, magari si devono fare solo il weekend e lunedì se ne vanno. Chi poteva essere a fare questo chiasso se non Italiani, gente allegra, ma che forse non tiene conto degli altri? So che non sono tutti così, ma la mentalità generale m'infastidisce.

Tornando a cose più strettamente personali, oggi avevo due appuntamenti: se n'è verificato uno solo in effetti, in quanto la signora con cui mi ero messa in contatto giovedì mi è scomparsa. Nel senso che sono arrivata sul luogo, ma poi quando è stato il momento di chiamarla, assoluto silenzio. Mi fu detto in effetti che queste cose non succedono raramente a Londra, troppa gente, troppi contatti e qualcosa salta per forza. Stavolta è capitato a me. Fa niente, andiamo avanti, chiamo l'altro tipo da cui dovevo andare, fortunatamente non lontano da dove già fossi, al nord di Londra. La zona è carina, meglio di quello che ho visto ieri. Dopo diverse peripezie, come del resto per le altre due stanze di ieri, arrivo finalmente alla casa. Già il fatto che fosse una casa e non un appartamento in un palazzo la distingueva da ciò che avevo visionato ieri, così entro fiduciosa. La casa in generale e la stanza mia in particolare mi sono piaciute entrambe, forse quello che ho visto ieri mi è servito per farmi capire subito che quella di oggi era un'occasione. L'ho presa? Sì, l'ho presa. Era disponibile da subito, ma io ho l'hotel prenotato fino a mercoledì, quindi domani mi rivedo col landlord per dettagli, le chiavi e il pagamento, però poi entro in casa mercoledì. Diciamo che in questo modo da lunedì potrei già attivarmi per il lavoro. Una cosa alla volta comunque, piano piano. Inoltre ci sono anche delle cose da sistemare, la stanza infatti, per quanto carina, scarseggia in arredamento, quindi credo che cercherò qualcosa da aggiungere io.

Se tutto va bene, domani, che è domenica, faccio anche una visitina a Westminster a sentirmi la Messa, perché quando venni in vacanza non riuscii a fermarmi, avevo troppe cose da vedere.
Con questo concludo, così stacco la corrente e mi connetto nelle scale.

venerdì 18 settembre 2009

In London

Eccomi nella mia stanzetta d'hotel dopo una lunga giornata, con i miei due sandwiches with cheese and smoked ham appena presi da Sainsbury's. Non sto connessa, scrivo l'intervento sul pc e poi quando mi connetto lo incollo, siamo per il risparmio qua!Da dove cominciare? Dalla partenza forse.

Il volo è andato bene: il decollo mi mette sempre un po' d'ansia, ma due minuti dopo esserci messi finalmente in orizzontale mi sono addormentata di colpo, infatti il giorno prima avevo deciso di stancarmi di proposito (ore di sonno: 3 TRE), per poi svegliarmi mentre sorvolavamo Grenoble, quindi tutta l'Italia me la son fatta a dormire, che saluto con sentimento! L'atterraggio tutto bene, forse solo un po' più d'impatto con la pista, ma non fa niente. Direi addirittura che ci sto facendo l'abitudine a volare (buuuuuuuuuuuuuuuh, ma che dici Fuuuuuuuuuuuuu????!?!?)!

L'arrivo a Londra è stato quasi di routine, dovendo fare esattamente le stesse cose dell'altra volta, niente di nuovo a parte la scheda inglese (ho cercato di diffondere il numero, ma so che c'è qualcuno fra voi che ancora non lo ha). E poi a dormire. La sera un freddo, ma un freddo, e io che mi dicevo: “Aeh, qua stiamo a metà settembre e già si muore così di freddo, con tutto che sto al chiuso?” Ma proprio freddo freddo, meno male che le coperte sono pesanti, mi metto a letto, mi riscaldo e mi addormento. La mattina dopo, appena tornata da colazione, riapro le tende perché nel frattempo c'era luce fuori e...avevo dormito con la finestrella di sopra aperta! E grazie che faceva freddo! Ora, non sapendo i dettagli mi prenderete per scema (ma forse anche sapendo), ma nella stanza mia c'è una specie di porta a vetro che dà in un mini-cortile fuori l'albergo, io avevo visto anche la finestrella sopra, ma guardandola da una certa angolazione dava un effetto ottico come se fosse chiusa. Comunque, mi sono fatta una risata su me stessa e via. Ora è aperta, oggi fa meno freddo, comunque prima di andare a dormire la chiudo!
Ieri mattina faceva un bel freschetto, oggi di meno. Ieri completamente coperto tutta la giornata, ma senza pioggia, oggi abbiamo avuto anche il sole, oltre che come già detto qualche grado in più.
Una nota per Ale e Michele: ogni volta che passo per Victoria Place, vedo il canale del meteo sullo schermo là in mezzo, e spesso passano insieme le temperature di Londra ed Edimburgo. Ma come cavolo fate, che a me viene freddo solo a vederle!?! A gennaio vediamo chi fa prima il ghiacciolo qua, io o voi (mi sa voi!).

Oggi poi è iniziata la trafila di visite per vedere le stanze. Credo di sentirmi delusa soprattutto perché ho avuto a che fare solo con stranieri e non inglesi. Le stanze erano stranamente grandi, ma le zone e il resto della casa non erano granché. Spero davvero di rimanere sorpresa domani, soprattutto perché almeno un appuntamento dovrei averlo con British people. I prezzi sono ovviamente alti, che lo diciamo a fare?

La questione lingua: anche qua una punta di delusione. Diecimila accenti diversi perché ci sono tanti stranieri. Una sofferenza per me che amo l'inglese, me lo sento violato. Sentire gente che distorce tutto credendo di parlare inglese è quasi insopportabile; lo so, succede anche in Italia, ma qui siamo a Londra! E' anche vero che le lingue sono in continua evoluzione...mah, speriamo bene. Mi fa strano, perché io mi facevo il problema del British English, e invece adesso quando parlo con qualcuno devo sperare ardentemente che lo parli, invece di parlare con gli altri 9.999 accenti. Mi facevo il problema di andare o no ad Edimburgo perché pensavo che avrei avuto serie difficoltà con l'accento scozzese, e invece ora come ora se mi capita uno scozzese devo solo ringraziare il cielo (coperto). XP
Il punto è anche un altro, purtroppo: mi hanno sempre detto di essere portata per le lingue. Ok, lo sono, ma da che deriva? Anche da un'innata capacità di sentire un suono e saperlo riprodurre quasi subito, senza neanche farlo apposta. Infatti mi sto rendendo conto che a parlare con questi tipi stranieri comincio a dire parole strane pure io! Meglio che non mi sentiate, è davvero così. Stamattina addirittura presa dalla disperazione, ho dato a parlare in francese a due svizzeri seduti accanto a me a colazione, così ho staccato un po' da questo inglese inquinato parlando una mezzoretta con loro. Insomma, finora ho avuto modo più di riprendere il francese (che ha un certo strato di polvere) che di rafforzare l'inglese. Che poi loro, che sono turisti, parlano inglese con accento meno marcato di quegli stranieri che qua invece ci vivono! Sarà questione di attitudini, boh! Tra l'altro, una cosa che non c'entra niente ma è simpatica: questi due svizzeri, signori di una certa età, sicuramente sopra la sessantina direi, si sono divorati la colazione e hanno chiesto pure il bis di tutto! Stanno peggio di me, che pure mangio un bel po' a colazione!

Al di là degli accenti però ci tengo a dire che tutte le persone con cui ho avuto a che fare finora sono state gentili e pazienti, indipendentemente dalla nazionalità. C'è un bel clima di rispetto a Londra. E proprio per questo, nonostante tutti gli sbattimenti (oggi soprattutto, una stanza da vedere ad Ovest e una ad Est), il freddo, il tempo, gli stranieri, le stanze, tutto diventa più che sopportabile quando la mattina ti svegli e pensi: “Sono a Londra.” (possibilmente con la finestra chiusa però).

lunedì 14 settembre 2009

Le ragioni di una scelta

Nota: mi fa molto libro scolastico questo titolo.

Tornando al discorso di quell'intervento diviso in due parti, volevo spiegarmi per quanto riguarda la scelta di andare a Londra.

Quando cominciò finalmente a materializzasi la possibilità di partire, presi in considerazione tutte e tre: Inghilterra, Scozia e Irlanda, in particolare le rispettive capitali. C'era da fare un bilancio, tenendo a mente sia elementi soggettivi che oggettivi. Là mi resi conto che c'era uno squilibrio: a Dublino c'ero stata, e come ho già scritto, me n'ero praticamente innamorata; Edimburgo, non l'ho mai vista dal vivo purtroppo (non ancora), ma mi colpisce anche già a distanza col suo fascino, come pure il resto della Scozia in sé (ne riparlerò poi); Londra è la più conosciuta, forse anche banale sotto un certo punto di vista, ma oggettivamente era la scelta migliore, vista la crisi che, a quanto ho potuto capire, ha investito in pieno l'Irlanda, e quasi mi dispiace più per essa che per l'Italia, ma ognuno ha le sue colpe.

Insomma Londra aveva bisogno di un forte elemento soggettivo nella mia dettagliatissima analisi. :)
Allora che si fa? Si va a Londra!
Giugno 2009: arrivo finalmente in terra anglosassone. L'ho baciata? Non proprio, ma l'ho fatto intensamente col pensiero, anche perché volare mi mette sempre una certa tensione, quando sento toccare terra mi tranquillizzo. Londra non è Dublino, questo l'avevo sentito tante volte, ed è vero, lo confermo. Ma è come una sorta di sorella maggiore, quindi se ami Dublino...non puoi odiare tua cognata (capita la finezza? XP). Londra è praticamente infinita, e tu ti senti piccolo piccolo, un puntino tra altri milioni e milioni di puntini. Però è bello essere anche solo un puntino di un'opera d'arte, no? Londra è bella, forse più ragionata, forse meno da perderci la testa semplicemente perché dev'essere così. Ovviamente qualcuno potrebbe essere in disaccordo con la mia tesi, così mi difendo a priori: nella mia vita precedente ero un predicatore celtico, quindi devo difendere la mia terra da questi barbari anglosassoni venuti ad inquinarla; per non parlare dei Normanni, che i fatti loro non se li sapevano proprio fare...
Scusate, si sta facendo tardi e la mia mente comincia a lanciare segnali di aiuto, per cui semplificherò con un esempio facile facile, tipo: nessuno negherebbe che Angelina Jolie sia bella, ma chi davvero ci ha perso la testa da fare di tutto per lei? Ok, già vedo un centinaio di mani alzate, ma farò finta di non vederle, così posso concludere il post. Avrò reso l'idea? Chissà!

A parte la parentesi scherzosa, Londra mi è sembrata un buon posto dove iniziare: più grande, più opportunità. Poi per il resto, time will tell. Fatto sta che non vedo l'ora di rivedere Dublino e di visitare Edimburgo, e una volta sistemata (spero presto, ma so aspettare) da Londra non sarà difficile organizzarsi.

mercoledì 9 settembre 2009

Passion pt.2

Note: ovviamente c'è prima la parte 1 da leggere, attenzione.


Settembre 2003: fatidico mese del soggiorno-studio. Tre settimane a Dublino. A dirla tutta, non esplosi di entusiasmo quando seppi che saremmo andati in Irlanda. Già sapevamo che la nostra classe sarebbe andata con le professoresse d'inglese, quindi forse avevo dato fin troppo per scontato che saremmo andati in Inghilterra. L'Irlanda sarà bella, sì, ok - mi dicevo - ma non è l'Inghilterra. A quel punto avrei giustificato più la Scozia, fisicamente e politicamente "attaccata" alla terra degli Angli. E invece no, andiamo in Irlanda. E andiamo... Partivo col pregiudizio. Sbagliando. Bloody hell, I was all wrong! Da lì a poco, me ne sarei innamorata.
Dublino è bellissima. Lo so, avrà tutti i difetti che volete, ma è inutile elencarmeli, perché in questi casi non parla la ragione, ma il cuoricino. In quelle tre settimane m'integrai con la vita irlandese come se fosse la cosa più naturale del mondo. Spirito di adattamento? Forse. Ma probabilmente non era questo, era più una specie di sentirsi a casa. Non nego che già di mio non sono legatissima al posto in cui vivo ora, non saprei neanche spiegare bene il motivo. Però è diverso quando vai da qualche parte per evadere e quando invece vai da qualche parte proprio perché è lì che vuoi stare.
Tuttavia a quei tempi c'era ancora qualcosa che mi tirava, per cui ad un certo punto avvertii la voglia di tornare. Ma eran di quelle cose a cui pensi e ti dici: "Se potessi spostarle qua, sarebbe perfetto." La mattina della ripartenza a Dublino pioveva. Il cielo era piuttosto coperto, ma chi avrebbe potuto dire se avrebbe smesso presto o tardi? Avemmo un bel settembre, a detta degli irlandesi, particolarmente caldo. Ci abituammo in fretta alle variazioni del tempo durante una singola giornata, e ben presto camminavamo sotto la pioggia mentre contemporaneamente splendeva il sole. Quella mattina guardai il cielo di Dublino promettendogli e promettendomi che non sarebbe stata l'ultima volta. Non poteva finire lì e non sarebbe finita. I haven't been the same since then.

Ora vi starete chiedendo: e allora perché vai a Londra? Good question. Eeeeehhh... No, seriamente, i motivi ci sono, magari ne farò un altro post (lo sapevo che mi sarei allargata, accidenti a me!).

2004-2008: Finita la scuola, non potevo certo trascurare questa passione. Così continuai con le canzoni, i film, le letture, anche se lo facevo senza avere effettivamente un obiettivo, non avevo un livello da raggiungere. Poi un giorno, parlando con un ragazzo con la mia stessa passione e che studia Lingue all'Università, venni a sapere delle certificazioni di Cambridge. In effetti poi scoprii che anche alla mia scuola avevano cominciato ad organizzarsi in questo senso, peccato però che io avessi già finito. Comunque pensai che con quello che avevo fatto by myself negli anni precedenti, potevo anche lanciarmi da sola appunto. Non è facile comunque prepararsi quando non hai nessuno a cui chiedere. Ma sono contenta di aver provato, perché alla fine è andato tutto bene. Pensai che sarebbe stato utile avere la conoscenza dell'inglese certificata. Ora spero davvero che serva a qualcosa. In quel frangente mi sono potuta rendere conto di quanto mi fossi allontanata dal British English; mi sono rimessa al lavoro cercando di ascoltare canzoni di cantanti inglesi e non americani, guardando film con l’accento British e addirittura mettendomi a leggere ad alta voce, assistita da qualcuno che ne capisse (Ste’). Inoltre, cercando di capire a che punto ero, facendo vari ascolti ho constatato quanto mi sia familiare l’accento irlandese (quando andammo a Dublino non avevo ancora questo spirito critico) e quanto invece mi sia di difficile comprensione l’accento scozzese. Devo lavorarci un bel po’.

Present day: Il mio amore per l'inglese (lingua, cultura e tutto) sta per concretizzarsi in qualcosa di grosso. Dopo 13 anni, lo rivedo nelle piccole cose che faccio. Senza mettere in secondo piano Scozia e Irlanda. Immaginatevi me che suono Auld Lang Syne alla tastiera o che canticchio Danny Boy. O peggio ancora, quando vedo immagini di quegli splendidi paesaggi e mi viene una specie di nostalgia. E, oh, quanto adoro il tartan! Che vada di moda oppure no, mi è sempre piaciuto. Sono davvero tante piccole cose, che messe insieme formano questa grande passione, nata con la lingua ma non fermatasi là.
Ora è arrivato il momento di metterla in pratica.

lunedì 7 settembre 2009

Passion pt.1

Questa è la storia di un grande amore. :)

Anno 1996: inizio delle scuole medie, e con esso comincia anche lo studio di due lingue straniere. Non solo non avevo fatto inglese alle elementari, ma non contenta me ne andai a fare pure francese, a quei tempi facoltativo. Durante i tre anni i voti erano praticamente gli stessi in entrambe le materie, nonostante ciò mi sentivo spiccare di più in francese, avevo una maggiore padronanza e anche a livello di civiltà ne sapevo di più. Probabilmente era dovuto al fatto che ne stessi ricevendo un insegnamento migliore e più approfondito (e anche più severo); con gli anni ho capito di essere così, più l'insegnante mi dà, più io rendo. All'epoca dunque preferivo il francese, ma l'inglese già m'interessava molto, anche perché lo ritrovavo spesso scritto nei videogames e cercavo di capire il più possibile.

Anno 1999: inizio delle scuole superiori. Mentre in francese campavo di rendita (avevo già tre anni di medie alle spalle, non dovevo fare quasi niente di nuovo) e il tedesco richiedeva la maggior parte della mia concentrazione in quanto lingua totalmente nuova, scoprii affascinata che dietro quello che avevo studiato alle medie d'inglese si nascondeva qualcosa di molto più grande. Innanzitutto avere una professoressa madrelingua mi fece cambiare totalmente approccio. Stavamo praticamente a zero di Listening, noi che venivamo da quella classe delle medie. M'innamorai del suono che il parlare inglese produceva. La musicalità di una lingua è fondamentale per me, per questo non amo le lingue morte. A me deve piacere innanzitutto il suono. Così cominciai pian piano a tralasciare il francese (molto pian piano, ma poi l'avrei pagato a caro prezzo in quinta...), per dedicarmi maggiormente all'inglese. Gli inizi furono duri, le basi non solidissime delle medie mostrarono più di una crepa nel corso degli anni, e qualche volta ancora ne faccio sfoggio, lo so. Ma ben presto non lo avrei fatto più per il voto in sé.

A.S. 2001/02: la svolta. Quell'anno cambiammo professoressa, arrivò un'italo-americana. Non che quella precedente non fosse brava, ma questa aveva un metodo d'insegnamento molto coinvolgente. Si potrebbe dire che la mia fissa per l'inglese nacque in quell'anno. Quelle ore passavano sempre troppo in fretta. Poi con lei si poteva parlare di tutto, in inglese, è chiaro. She was very easy to talk to. Con lei ho imparato a pensare al concetto da esprimere e a renderlo con le parole che conosco, evitando quindi di pensare in italiano e tradurre, perché poi mi sarebbero potute mancare. Era un giorno di primavera quando, alla fine dell'ora, mi si avvicinò e mi disse: - Ma tu sei brava. Dovresti solo cercare più contatto con l'inglese: ascolta le canzoni, guarda i film. Prova. -
Quello fu l'unico anno con lei. L'estate del 2002 fu indimenticabile anche perché finalmente nella colonna sonora della mia vita entravano canzoni inglesi, io che fino ad allora avevo ascoltato solo musica italiana o al massimo qualcosa in francese. Chi se la scorda più. Poco dopo sarebbe partita anche la passione per le serie tv americane, da guardare in originale naturalmente (and that's about the time I started getting this American accent of mine...but I'm working on it now).
E così a seguire l'amore per l'Inghilterra, come pure per la Scozia e l'Irlanda (ma di quest'ultima parleremo più in particolare), cominciare a leggere libri in inglese, prima col dizionario alla mano, poi capii che mi sarei goduta meglio la lettura senza cercare di tradurre tutto, ma semplicemente col seguire il senso generale della frase.

Settembre 2003: ...



To be continued...

domenica 6 settembre 2009

I feel like a...

Curiosità sul mio nick. Partiamo dal fatto che non è che il mio nome non mi piaccia, anzi, è solo che il suo significato non corrisponde esattamente a quello che sono.

Ora si deve anche premettere che Buffy (aka Btvs) è il mio telefilm preferito, e in un episodio, a mio parere particolarmente bello, lei e tutti i suoi amici perdono la memoria. Alcuni riescono a scoprire grazie ai documenti o altro i propri nomi, o almeno è quello che credono in certi casi, mentre lei, non avendo indizi, decide di darsi un nome da sola. Sarebbe curioso sapere ognuno di noi quale nome si sarebbe dato da sé potendo scegliere. E comunque i nick sono una cosa sfiziosa proprio perché li puoi scegliere tu. Plus, I have a thing for English names! ;)

Riporto il dialogo fra lei e Dawn, la sorella, tratto da 6x08 Tabula Rasa.

DAWN: So you don't have a name?
BUFFY: Of course I do. I just don't happen to know it.
DAWN: (smiling) You want me to name you?
BUFFY: Oh, that's sweet, but I think I can name myself. (thinks) I'll name me ... Joan.
DAWN: (makes a face) Ugh!
BUFFY: What? Did you just 'ugh' my name?
DAWN: No! I just ... I mean, it's so blah. Joan?
BUFFY: I like it. I feel like a Joan.
DAWN: (chuckles) Fine, that's your purgative.
BUFFY: Prerogative.
DAWN: Whatever, Joan.
BUFFY: Whatever, Umad.
BUFFY/DAWN: (unison) Boy, you're a pain in the/Boy, you're bossy!
They look at each other in surprise.
DAWN: Do you think we're...
BUFFY: Sisters?
[...]


And that's it!

mercoledì 2 settembre 2009

Breakaway

Oggi trattiamo il nome del mio blog.
"Breakaway" è il titolo di una canzone interpretata da Kelly Clarkson e scritta da Avril Lavigne. Due delle mie cantanti preferite, cosa poteva uscirne? Una composizione stupenda, praticamente ho amato questa canzone già dalla prima nota.
Vi do il significato dal dizionario: breakaway significa separazione, scissione. To break away è l'atto di allontanarsi. Fisicamente e semplificatamente è così. Per vederla da un'ottica più introspettiva invece, vi metto la canzone vera e propria.

BREAKAWAY

Grew up in a small town
And when the rain would fall down
I'd just stare out my window
Dreaming of what could be
And if I'd end up happy
I would pray

Trying hard to reach out
But when I tried to speak out
Felt like no one could hear me
Wanted to belong here
But something felt so wrong here
So I'd pray
I could break away

I'll spread my wings and I'll learn how to fly.
I'll do what it takes till I touch the sky.
Make a wish, take a chance,
Make a change, and break away.
Out of the darkness and into the sun,
But I won't forget all the ones that I love.
I'll take a risk, take a chance,
Make a change, and break away

Wanna feel the warm breeze
Sleep under a palm tree
Feel the rush of the ocean
Get onboard a fast train
Travel on a jetplane
Far away
And break away

I'll spread my wings and I'll learn how to fly.
I'll do what it takes till I touch the sky.
Make a wish, take a chance,
Make a change, and break away.
Out of the darkness and into the sun,
But I won't forget all the ones that I love.
I'll take a risk, take a chance,
Make a change, and break away

Buildings with a hundred floors
Swinging with revolving doors
Maybe I don’t know where they’ll take me
Gotta keep movin on movin on
Fly away
Break away

I'll spread my wings and I'll learn how to fly
Though it’s not easy to tell you goodbye,
Take a risk, take a chance,
Make a change, and break away.
Out of the darkness and into the sun,
But I won't forget the place I come from.
I gotta take a risk, take a chance,
Make a change, and break away
Breakaway
Breakaway



Onestamente sono davvero stanca per farvene la traduzione, e comunque credo che con un po' di volontà possiate trovarla in rete (spero che non siano fatte coi piedi, ma almeno vi fate l'idea generale). Ovviamente questo vale per chi non mastica tanto l'inglese.

Mi chiedevo se a quest'ora io sia capace di mettere anche il video, che rende bene le parole della song, solo che facendo parte della colonna sonora di un film comprende anche alcune immagini tratte da esso, ma non sono molte. Ok, ci provo. Se lo vedete, bene. Se non lo vedete...


martedì 1 settembre 2009

Getting started

Hey, people! Come promesso inizio questo blog, con l'intenzione principale di fargli fare da contatto una volta che avrò messo distanza fra me e l'Italia. Spero proprio che non faccia la fine di quell'altro, condannato ormai ad essere aggiornato senza nessuna regola. Ma questa volta sarà una cosa più seria: it's a commitment.

Inizio appena iniziato settembre, roba proprio di qualche minuto. Settembre rappresenta, nel bene e nel male, sempre un mese particolare per me, un mese di passaggio. Prima lo era per la scuola, passare dalle vacanze estive alla certezza del quotidiano della scuola era qualcosa di molto importante, di stabile. Lo è rimasto anche col lavoro, vista l'attinenza. Senza contare poi i singoli eventi della mia vita: a parte qualcuno, sembra davvero che si concentrino tutti lì. Così anche ora lo sarà, anzi, ora più degli altri anni probabilmente. Tra due settimane si parte per l'Inghilterra, una cosa grossa, desiderata ma che allo stesso tempo spaventa. E sì, perché non è automatico, non è che se desideri fare una cosa allora non ne hai paura. Ma sono sempre dell'idea che la paura, quando non ti frena del tutto, non sia una cosa negativa; la sua esistenza permette di agire con più prudenza, senza essere incoscienti, quindi è bene così.
Questa volta il passaggio è grande, si cambia praticamente ogni cosa. Resto solo io, me stessa, l'unica cosa che porto davvero sempre con me, ma credo che questo valga per tutti. La tua vita può stravolgersi completamente, ma tu resti sempre tu. Quindi io resto sempre io, dovunque sarò. E se col tempo osservandomi mi vedrete cambiata, beh, pensate che vi state sbagliando, che ciò che vedete e che vi sembra nuovo era semplicemente una parte di me che già stava lì ma che non era mai uscita fuori. Sono pronta a dare molto al posto in cui sto per andare, ma pretendo anche che tiri fuori il meglio di me. Sono pronta ai sacrifici, nella misura in cui diano poi la ricompensa dovuta. Si tratta di uno stile di vita. It has been mine all along, and that's not going to change. Tutto il resto può anche cambiare.


Già, non poteva essere altro che settembre.


Note finali: nei prossimi giorni i post sul nome del blog, il mio nick ;P e sull'inglese.