domenica 27 settembre 2009

Our differences enrich us

Vorrei un termometro per ambiente nella mia stanza. C'è un caldo impressionante. Magari ci fosse la metà del caldo di qua nel bagno! Ora sto vicino alla finestra aperta a maniche corte e pantalone del pigiama tirato su e ho caldo. Io poi! Io a Londra che ho caldo. Incredibile. Comincio a capire Kasia.

Oggi, nonostante la giornata stressante, sono andata a Messa, sempre a Westminster Cathedral. Sono riuscita ad andare a quella delle 5:30pm. Non so se sia d'abitudine in determinate date, ma oggi c'è stata una Messa particolare, una Messa internazionale, infatti già all'entrata è passata una vera e propria processione per la navata centrale, con i vari rappresentati di diversi Paesi, ci sono stati canti e balli vari a seconda delle nazioni, le letture e il vangelo sono stati letti in lingue diverse. L'omelia per fortuna in inglese, e tra le cose che ha detto l'Arcivescovo mi è rimasta impressa questa: our differences enrich us. Ha parlato soprattutto di questo, della Londra multietnica, ha detto che già solo dai nostri visi possiamo vedere quante differenti culture, tradizioni, lingue e così via si mescolano in un solo ambiente. Eppure qualcosa ci unisce, siamo tutti una grande famiglia e dobbiamo provvedere ognuno all'altro, dobbiamo sempre porci la mano a vicenda e aiutarci. E' stato bellissimo al segno della pace girarsi da ogni parte e vedere un pezzettino di mondo diverso: alla mia destra c'era un ragazzo di colore, a sinistra madre e figlio asiatici, dietro di me una famiglia di portoghesi (direte: e come li hai riconosciuti? Avevano tutti la maglia del Portogallo!) e una signora inglese (era l'unica a dire le preghiere durante la Messa, con accento inglese). Nel mezzo io, italiana. All'apertura e chiusura della Messa hanno cantato due cori diversi, come pure durante la Comunione. Non scrivo nient'altro perché non so se poi dovrò farlo per il giornalino, fatemi sapere!
Una Messa bellissima comunque, sono stata contentissima di esserci andata.

La giornata invece era iniziata andando al lavoro. Prima di tutto, il receptionist mi ha detto che sono arrivata troppo in anticipo, ma a me avevano detto quell'ora, che dovevo fare? Anzi, sono pure arrivata un po' più tardi perché la domenica il primo treno passa più tardi degli altri giorni. Comunque sono andata giù, ho servito le colazioni, direi che è andata bene. Dopo io e Denise abbiamo fatto i piatti, bicchieri, ecc. ecc. e già abbiamo cominciato a fare casino nella cucina. Denise ha più o meno la mia età, è italobrasiliana, infatti parla italiano e portoghese, ma non tanto bene inglese, per questo sta qui a fare pratica, poi dopo le piacerebbe iniziare a studiare. Stando in cucina a stretto contatto, ho avuto modo di conoscerla un po' di più rispetto alla ragazza di ieri che mi ha solo fatto vedere come si facevano le camere e via. Inoltre oggi c'era pure una ragazza giamaicana, più grande di noi, e ci siamo fatte due risate anche con lei. Poi siamo andate sopra a fare le stanze. Alla fine della giornata lavorativa, è venuto il momento della verità. Il manager (non so se si dica così, comunque quello che gestisce) mi ha detto che in effetti gli servivo solo per le camere, perché con la colazione ce la fanno anche senza di me; in effetti io ero un di più stamattina, e l'altra ragazza stava pure di festa. Solo che così facendo la paga offerta scendeva troppo e non ho accettato, solo £110pw., senza contare che togliendomi le colazioni mi sarei privata anche di quel contatto che non solo mi serve, ma desidero proprio. Solo io e i letti, e che contatto è? E poi voglio provare anche altre cose prima di tagliarmi le gambe, certo sarebbe stato solo un part-time, ma sarebbe potuto essere vincolante per un altro eventuale lavoro. Sono
fiduciosa, qualcosa dovrà pur uscire. E domani già altra prova, qua vicino.

Per concludere, oggi è il compleanno di Avril!

sabato 19 settembre 2009

I think I got it

Questa volta la giornata è finita prima, alle 18:30 ero in albergo, ma dovevo far caricare il pc e quindi scrivo solo ora. Lo devo caricare per forza perché quaggiù, dove c'è la mia stanza, il WiFi non arriva granché e come minimo mi devo mettere nelle scale che danno verso il piano terra, quindi il pc deve alimentarsi necessariamente con la batteria e non attaccato alla corrente, come sta adesso perché non mi sono ancora connessa.

La giornata inizia con i due Svizzeri ancora affamati, nonostante fossero seduti ad un tavolo diverso dal mio oggi potevo vedere come entusiasticamente acconsentivano quando veniva loro chiesto se volessero un altro po' di questo o di quello. Poi si sono pure girati, mi hanno vista e mi hanno salutata vistosamente. Io invece stavo seduta con due Tedeschi stamattina, anche questi una coppia, ma più giovani. Però non mi sono messa a parlare: qualche parola mi veniva, ma non sarei stata in grado di sostenere una vera e propria conversazione come con gli svizzeri in francese. Altro che polvere, sul mio tedesco ci sono quintali e quintali di ruggine. Ma d'altra parte il mio interesse per una lingua è direttamente proporzionale alla bellezza del popolo che la parla. Ok, è solo la mia modesta opinione, e forse è solo un caso, ma fatto sta che il mio tedesco è regredito negli anni.

Ieri sera quando mi sono messa a letto avevo molto sonno, ma ricordo di aver sentito arrivare persone nella stanza affianco alla mia, piuttosto rumorose, sbattendo la porta praticamente facevano sobbalzare anche la mia di fianco, poi si sa questi muri come sono. Comunque io quando ho sonno, ho sonno e lo stesso mi sono addormentata. Stamattina però ancora facevano lo stesso: pazienza, e teniamocelo. Poi sono uscita, oggi pomeriggio, poco dopo di me sono tornati anche loro e hanno ripreso a sbattere questa porta. Al che io stavo uscendo con l'intenzione di andare gentilmente a chiedere che evitassero di sbatterla in quel modo; mentre esco, esce anche il ragazzo (se non ho capito male sono in tre nella stanza) e mentre esce dice qualcosa alla ragazza...in italiano. Ah, ecco qua, tutto si spiega, lasciamo proprio stare che è meglio, magari si devono fare solo il weekend e lunedì se ne vanno. Chi poteva essere a fare questo chiasso se non Italiani, gente allegra, ma che forse non tiene conto degli altri? So che non sono tutti così, ma la mentalità generale m'infastidisce.

Tornando a cose più strettamente personali, oggi avevo due appuntamenti: se n'è verificato uno solo in effetti, in quanto la signora con cui mi ero messa in contatto giovedì mi è scomparsa. Nel senso che sono arrivata sul luogo, ma poi quando è stato il momento di chiamarla, assoluto silenzio. Mi fu detto in effetti che queste cose non succedono raramente a Londra, troppa gente, troppi contatti e qualcosa salta per forza. Stavolta è capitato a me. Fa niente, andiamo avanti, chiamo l'altro tipo da cui dovevo andare, fortunatamente non lontano da dove già fossi, al nord di Londra. La zona è carina, meglio di quello che ho visto ieri. Dopo diverse peripezie, come del resto per le altre due stanze di ieri, arrivo finalmente alla casa. Già il fatto che fosse una casa e non un appartamento in un palazzo la distingueva da ciò che avevo visionato ieri, così entro fiduciosa. La casa in generale e la stanza mia in particolare mi sono piaciute entrambe, forse quello che ho visto ieri mi è servito per farmi capire subito che quella di oggi era un'occasione. L'ho presa? Sì, l'ho presa. Era disponibile da subito, ma io ho l'hotel prenotato fino a mercoledì, quindi domani mi rivedo col landlord per dettagli, le chiavi e il pagamento, però poi entro in casa mercoledì. Diciamo che in questo modo da lunedì potrei già attivarmi per il lavoro. Una cosa alla volta comunque, piano piano. Inoltre ci sono anche delle cose da sistemare, la stanza infatti, per quanto carina, scarseggia in arredamento, quindi credo che cercherò qualcosa da aggiungere io.

Se tutto va bene, domani, che è domenica, faccio anche una visitina a Westminster a sentirmi la Messa, perché quando venni in vacanza non riuscii a fermarmi, avevo troppe cose da vedere.
Con questo concludo, così stacco la corrente e mi connetto nelle scale.

venerdì 18 settembre 2009

In London

Eccomi nella mia stanzetta d'hotel dopo una lunga giornata, con i miei due sandwiches with cheese and smoked ham appena presi da Sainsbury's. Non sto connessa, scrivo l'intervento sul pc e poi quando mi connetto lo incollo, siamo per il risparmio qua!Da dove cominciare? Dalla partenza forse.

Il volo è andato bene: il decollo mi mette sempre un po' d'ansia, ma due minuti dopo esserci messi finalmente in orizzontale mi sono addormentata di colpo, infatti il giorno prima avevo deciso di stancarmi di proposito (ore di sonno: 3 TRE), per poi svegliarmi mentre sorvolavamo Grenoble, quindi tutta l'Italia me la son fatta a dormire, che saluto con sentimento! L'atterraggio tutto bene, forse solo un po' più d'impatto con la pista, ma non fa niente. Direi addirittura che ci sto facendo l'abitudine a volare (buuuuuuuuuuuuuuuh, ma che dici Fuuuuuuuuuuuuu????!?!?)!

L'arrivo a Londra è stato quasi di routine, dovendo fare esattamente le stesse cose dell'altra volta, niente di nuovo a parte la scheda inglese (ho cercato di diffondere il numero, ma so che c'è qualcuno fra voi che ancora non lo ha). E poi a dormire. La sera un freddo, ma un freddo, e io che mi dicevo: “Aeh, qua stiamo a metà settembre e già si muore così di freddo, con tutto che sto al chiuso?” Ma proprio freddo freddo, meno male che le coperte sono pesanti, mi metto a letto, mi riscaldo e mi addormento. La mattina dopo, appena tornata da colazione, riapro le tende perché nel frattempo c'era luce fuori e...avevo dormito con la finestrella di sopra aperta! E grazie che faceva freddo! Ora, non sapendo i dettagli mi prenderete per scema (ma forse anche sapendo), ma nella stanza mia c'è una specie di porta a vetro che dà in un mini-cortile fuori l'albergo, io avevo visto anche la finestrella sopra, ma guardandola da una certa angolazione dava un effetto ottico come se fosse chiusa. Comunque, mi sono fatta una risata su me stessa e via. Ora è aperta, oggi fa meno freddo, comunque prima di andare a dormire la chiudo!
Ieri mattina faceva un bel freschetto, oggi di meno. Ieri completamente coperto tutta la giornata, ma senza pioggia, oggi abbiamo avuto anche il sole, oltre che come già detto qualche grado in più.
Una nota per Ale e Michele: ogni volta che passo per Victoria Place, vedo il canale del meteo sullo schermo là in mezzo, e spesso passano insieme le temperature di Londra ed Edimburgo. Ma come cavolo fate, che a me viene freddo solo a vederle!?! A gennaio vediamo chi fa prima il ghiacciolo qua, io o voi (mi sa voi!).

Oggi poi è iniziata la trafila di visite per vedere le stanze. Credo di sentirmi delusa soprattutto perché ho avuto a che fare solo con stranieri e non inglesi. Le stanze erano stranamente grandi, ma le zone e il resto della casa non erano granché. Spero davvero di rimanere sorpresa domani, soprattutto perché almeno un appuntamento dovrei averlo con British people. I prezzi sono ovviamente alti, che lo diciamo a fare?

La questione lingua: anche qua una punta di delusione. Diecimila accenti diversi perché ci sono tanti stranieri. Una sofferenza per me che amo l'inglese, me lo sento violato. Sentire gente che distorce tutto credendo di parlare inglese è quasi insopportabile; lo so, succede anche in Italia, ma qui siamo a Londra! E' anche vero che le lingue sono in continua evoluzione...mah, speriamo bene. Mi fa strano, perché io mi facevo il problema del British English, e invece adesso quando parlo con qualcuno devo sperare ardentemente che lo parli, invece di parlare con gli altri 9.999 accenti. Mi facevo il problema di andare o no ad Edimburgo perché pensavo che avrei avuto serie difficoltà con l'accento scozzese, e invece ora come ora se mi capita uno scozzese devo solo ringraziare il cielo (coperto). XP
Il punto è anche un altro, purtroppo: mi hanno sempre detto di essere portata per le lingue. Ok, lo sono, ma da che deriva? Anche da un'innata capacità di sentire un suono e saperlo riprodurre quasi subito, senza neanche farlo apposta. Infatti mi sto rendendo conto che a parlare con questi tipi stranieri comincio a dire parole strane pure io! Meglio che non mi sentiate, è davvero così. Stamattina addirittura presa dalla disperazione, ho dato a parlare in francese a due svizzeri seduti accanto a me a colazione, così ho staccato un po' da questo inglese inquinato parlando una mezzoretta con loro. Insomma, finora ho avuto modo più di riprendere il francese (che ha un certo strato di polvere) che di rafforzare l'inglese. Che poi loro, che sono turisti, parlano inglese con accento meno marcato di quegli stranieri che qua invece ci vivono! Sarà questione di attitudini, boh! Tra l'altro, una cosa che non c'entra niente ma è simpatica: questi due svizzeri, signori di una certa età, sicuramente sopra la sessantina direi, si sono divorati la colazione e hanno chiesto pure il bis di tutto! Stanno peggio di me, che pure mangio un bel po' a colazione!

Al di là degli accenti però ci tengo a dire che tutte le persone con cui ho avuto a che fare finora sono state gentili e pazienti, indipendentemente dalla nazionalità. C'è un bel clima di rispetto a Londra. E proprio per questo, nonostante tutti gli sbattimenti (oggi soprattutto, una stanza da vedere ad Ovest e una ad Est), il freddo, il tempo, gli stranieri, le stanze, tutto diventa più che sopportabile quando la mattina ti svegli e pensi: “Sono a Londra.” (possibilmente con la finestra chiusa però).

lunedì 14 settembre 2009

Le ragioni di una scelta

Nota: mi fa molto libro scolastico questo titolo.

Tornando al discorso di quell'intervento diviso in due parti, volevo spiegarmi per quanto riguarda la scelta di andare a Londra.

Quando cominciò finalmente a materializzasi la possibilità di partire, presi in considerazione tutte e tre: Inghilterra, Scozia e Irlanda, in particolare le rispettive capitali. C'era da fare un bilancio, tenendo a mente sia elementi soggettivi che oggettivi. Là mi resi conto che c'era uno squilibrio: a Dublino c'ero stata, e come ho già scritto, me n'ero praticamente innamorata; Edimburgo, non l'ho mai vista dal vivo purtroppo (non ancora), ma mi colpisce anche già a distanza col suo fascino, come pure il resto della Scozia in sé (ne riparlerò poi); Londra è la più conosciuta, forse anche banale sotto un certo punto di vista, ma oggettivamente era la scelta migliore, vista la crisi che, a quanto ho potuto capire, ha investito in pieno l'Irlanda, e quasi mi dispiace più per essa che per l'Italia, ma ognuno ha le sue colpe.

Insomma Londra aveva bisogno di un forte elemento soggettivo nella mia dettagliatissima analisi. :)
Allora che si fa? Si va a Londra!
Giugno 2009: arrivo finalmente in terra anglosassone. L'ho baciata? Non proprio, ma l'ho fatto intensamente col pensiero, anche perché volare mi mette sempre una certa tensione, quando sento toccare terra mi tranquillizzo. Londra non è Dublino, questo l'avevo sentito tante volte, ed è vero, lo confermo. Ma è come una sorta di sorella maggiore, quindi se ami Dublino...non puoi odiare tua cognata (capita la finezza? XP). Londra è praticamente infinita, e tu ti senti piccolo piccolo, un puntino tra altri milioni e milioni di puntini. Però è bello essere anche solo un puntino di un'opera d'arte, no? Londra è bella, forse più ragionata, forse meno da perderci la testa semplicemente perché dev'essere così. Ovviamente qualcuno potrebbe essere in disaccordo con la mia tesi, così mi difendo a priori: nella mia vita precedente ero un predicatore celtico, quindi devo difendere la mia terra da questi barbari anglosassoni venuti ad inquinarla; per non parlare dei Normanni, che i fatti loro non se li sapevano proprio fare...
Scusate, si sta facendo tardi e la mia mente comincia a lanciare segnali di aiuto, per cui semplificherò con un esempio facile facile, tipo: nessuno negherebbe che Angelina Jolie sia bella, ma chi davvero ci ha perso la testa da fare di tutto per lei? Ok, già vedo un centinaio di mani alzate, ma farò finta di non vederle, così posso concludere il post. Avrò reso l'idea? Chissà!

A parte la parentesi scherzosa, Londra mi è sembrata un buon posto dove iniziare: più grande, più opportunità. Poi per il resto, time will tell. Fatto sta che non vedo l'ora di rivedere Dublino e di visitare Edimburgo, e una volta sistemata (spero presto, ma so aspettare) da Londra non sarà difficile organizzarsi.

mercoledì 9 settembre 2009

Passion pt.2

Note: ovviamente c'è prima la parte 1 da leggere, attenzione.


Settembre 2003: fatidico mese del soggiorno-studio. Tre settimane a Dublino. A dirla tutta, non esplosi di entusiasmo quando seppi che saremmo andati in Irlanda. Già sapevamo che la nostra classe sarebbe andata con le professoresse d'inglese, quindi forse avevo dato fin troppo per scontato che saremmo andati in Inghilterra. L'Irlanda sarà bella, sì, ok - mi dicevo - ma non è l'Inghilterra. A quel punto avrei giustificato più la Scozia, fisicamente e politicamente "attaccata" alla terra degli Angli. E invece no, andiamo in Irlanda. E andiamo... Partivo col pregiudizio. Sbagliando. Bloody hell, I was all wrong! Da lì a poco, me ne sarei innamorata.
Dublino è bellissima. Lo so, avrà tutti i difetti che volete, ma è inutile elencarmeli, perché in questi casi non parla la ragione, ma il cuoricino. In quelle tre settimane m'integrai con la vita irlandese come se fosse la cosa più naturale del mondo. Spirito di adattamento? Forse. Ma probabilmente non era questo, era più una specie di sentirsi a casa. Non nego che già di mio non sono legatissima al posto in cui vivo ora, non saprei neanche spiegare bene il motivo. Però è diverso quando vai da qualche parte per evadere e quando invece vai da qualche parte proprio perché è lì che vuoi stare.
Tuttavia a quei tempi c'era ancora qualcosa che mi tirava, per cui ad un certo punto avvertii la voglia di tornare. Ma eran di quelle cose a cui pensi e ti dici: "Se potessi spostarle qua, sarebbe perfetto." La mattina della ripartenza a Dublino pioveva. Il cielo era piuttosto coperto, ma chi avrebbe potuto dire se avrebbe smesso presto o tardi? Avemmo un bel settembre, a detta degli irlandesi, particolarmente caldo. Ci abituammo in fretta alle variazioni del tempo durante una singola giornata, e ben presto camminavamo sotto la pioggia mentre contemporaneamente splendeva il sole. Quella mattina guardai il cielo di Dublino promettendogli e promettendomi che non sarebbe stata l'ultima volta. Non poteva finire lì e non sarebbe finita. I haven't been the same since then.

Ora vi starete chiedendo: e allora perché vai a Londra? Good question. Eeeeehhh... No, seriamente, i motivi ci sono, magari ne farò un altro post (lo sapevo che mi sarei allargata, accidenti a me!).

2004-2008: Finita la scuola, non potevo certo trascurare questa passione. Così continuai con le canzoni, i film, le letture, anche se lo facevo senza avere effettivamente un obiettivo, non avevo un livello da raggiungere. Poi un giorno, parlando con un ragazzo con la mia stessa passione e che studia Lingue all'Università, venni a sapere delle certificazioni di Cambridge. In effetti poi scoprii che anche alla mia scuola avevano cominciato ad organizzarsi in questo senso, peccato però che io avessi già finito. Comunque pensai che con quello che avevo fatto by myself negli anni precedenti, potevo anche lanciarmi da sola appunto. Non è facile comunque prepararsi quando non hai nessuno a cui chiedere. Ma sono contenta di aver provato, perché alla fine è andato tutto bene. Pensai che sarebbe stato utile avere la conoscenza dell'inglese certificata. Ora spero davvero che serva a qualcosa. In quel frangente mi sono potuta rendere conto di quanto mi fossi allontanata dal British English; mi sono rimessa al lavoro cercando di ascoltare canzoni di cantanti inglesi e non americani, guardando film con l’accento British e addirittura mettendomi a leggere ad alta voce, assistita da qualcuno che ne capisse (Ste’). Inoltre, cercando di capire a che punto ero, facendo vari ascolti ho constatato quanto mi sia familiare l’accento irlandese (quando andammo a Dublino non avevo ancora questo spirito critico) e quanto invece mi sia di difficile comprensione l’accento scozzese. Devo lavorarci un bel po’.

Present day: Il mio amore per l'inglese (lingua, cultura e tutto) sta per concretizzarsi in qualcosa di grosso. Dopo 13 anni, lo rivedo nelle piccole cose che faccio. Senza mettere in secondo piano Scozia e Irlanda. Immaginatevi me che suono Auld Lang Syne alla tastiera o che canticchio Danny Boy. O peggio ancora, quando vedo immagini di quegli splendidi paesaggi e mi viene una specie di nostalgia. E, oh, quanto adoro il tartan! Che vada di moda oppure no, mi è sempre piaciuto. Sono davvero tante piccole cose, che messe insieme formano questa grande passione, nata con la lingua ma non fermatasi là.
Ora è arrivato il momento di metterla in pratica.

lunedì 7 settembre 2009

Passion pt.1

Questa è la storia di un grande amore. :)

Anno 1996: inizio delle scuole medie, e con esso comincia anche lo studio di due lingue straniere. Non solo non avevo fatto inglese alle elementari, ma non contenta me ne andai a fare pure francese, a quei tempi facoltativo. Durante i tre anni i voti erano praticamente gli stessi in entrambe le materie, nonostante ciò mi sentivo spiccare di più in francese, avevo una maggiore padronanza e anche a livello di civiltà ne sapevo di più. Probabilmente era dovuto al fatto che ne stessi ricevendo un insegnamento migliore e più approfondito (e anche più severo); con gli anni ho capito di essere così, più l'insegnante mi dà, più io rendo. All'epoca dunque preferivo il francese, ma l'inglese già m'interessava molto, anche perché lo ritrovavo spesso scritto nei videogames e cercavo di capire il più possibile.

Anno 1999: inizio delle scuole superiori. Mentre in francese campavo di rendita (avevo già tre anni di medie alle spalle, non dovevo fare quasi niente di nuovo) e il tedesco richiedeva la maggior parte della mia concentrazione in quanto lingua totalmente nuova, scoprii affascinata che dietro quello che avevo studiato alle medie d'inglese si nascondeva qualcosa di molto più grande. Innanzitutto avere una professoressa madrelingua mi fece cambiare totalmente approccio. Stavamo praticamente a zero di Listening, noi che venivamo da quella classe delle medie. M'innamorai del suono che il parlare inglese produceva. La musicalità di una lingua è fondamentale per me, per questo non amo le lingue morte. A me deve piacere innanzitutto il suono. Così cominciai pian piano a tralasciare il francese (molto pian piano, ma poi l'avrei pagato a caro prezzo in quinta...), per dedicarmi maggiormente all'inglese. Gli inizi furono duri, le basi non solidissime delle medie mostrarono più di una crepa nel corso degli anni, e qualche volta ancora ne faccio sfoggio, lo so. Ma ben presto non lo avrei fatto più per il voto in sé.

A.S. 2001/02: la svolta. Quell'anno cambiammo professoressa, arrivò un'italo-americana. Non che quella precedente non fosse brava, ma questa aveva un metodo d'insegnamento molto coinvolgente. Si potrebbe dire che la mia fissa per l'inglese nacque in quell'anno. Quelle ore passavano sempre troppo in fretta. Poi con lei si poteva parlare di tutto, in inglese, è chiaro. She was very easy to talk to. Con lei ho imparato a pensare al concetto da esprimere e a renderlo con le parole che conosco, evitando quindi di pensare in italiano e tradurre, perché poi mi sarebbero potute mancare. Era un giorno di primavera quando, alla fine dell'ora, mi si avvicinò e mi disse: - Ma tu sei brava. Dovresti solo cercare più contatto con l'inglese: ascolta le canzoni, guarda i film. Prova. -
Quello fu l'unico anno con lei. L'estate del 2002 fu indimenticabile anche perché finalmente nella colonna sonora della mia vita entravano canzoni inglesi, io che fino ad allora avevo ascoltato solo musica italiana o al massimo qualcosa in francese. Chi se la scorda più. Poco dopo sarebbe partita anche la passione per le serie tv americane, da guardare in originale naturalmente (and that's about the time I started getting this American accent of mine...but I'm working on it now).
E così a seguire l'amore per l'Inghilterra, come pure per la Scozia e l'Irlanda (ma di quest'ultima parleremo più in particolare), cominciare a leggere libri in inglese, prima col dizionario alla mano, poi capii che mi sarei goduta meglio la lettura senza cercare di tradurre tutto, ma semplicemente col seguire il senso generale della frase.

Settembre 2003: ...



To be continued...

domenica 6 settembre 2009

I feel like a...

Curiosità sul mio nick. Partiamo dal fatto che non è che il mio nome non mi piaccia, anzi, è solo che il suo significato non corrisponde esattamente a quello che sono.

Ora si deve anche premettere che Buffy (aka Btvs) è il mio telefilm preferito, e in un episodio, a mio parere particolarmente bello, lei e tutti i suoi amici perdono la memoria. Alcuni riescono a scoprire grazie ai documenti o altro i propri nomi, o almeno è quello che credono in certi casi, mentre lei, non avendo indizi, decide di darsi un nome da sola. Sarebbe curioso sapere ognuno di noi quale nome si sarebbe dato da sé potendo scegliere. E comunque i nick sono una cosa sfiziosa proprio perché li puoi scegliere tu. Plus, I have a thing for English names! ;)

Riporto il dialogo fra lei e Dawn, la sorella, tratto da 6x08 Tabula Rasa.

DAWN: So you don't have a name?
BUFFY: Of course I do. I just don't happen to know it.
DAWN: (smiling) You want me to name you?
BUFFY: Oh, that's sweet, but I think I can name myself. (thinks) I'll name me ... Joan.
DAWN: (makes a face) Ugh!
BUFFY: What? Did you just 'ugh' my name?
DAWN: No! I just ... I mean, it's so blah. Joan?
BUFFY: I like it. I feel like a Joan.
DAWN: (chuckles) Fine, that's your purgative.
BUFFY: Prerogative.
DAWN: Whatever, Joan.
BUFFY: Whatever, Umad.
BUFFY/DAWN: (unison) Boy, you're a pain in the/Boy, you're bossy!
They look at each other in surprise.
DAWN: Do you think we're...
BUFFY: Sisters?
[...]


And that's it!

mercoledì 2 settembre 2009

Breakaway

Oggi trattiamo il nome del mio blog.
"Breakaway" è il titolo di una canzone interpretata da Kelly Clarkson e scritta da Avril Lavigne. Due delle mie cantanti preferite, cosa poteva uscirne? Una composizione stupenda, praticamente ho amato questa canzone già dalla prima nota.
Vi do il significato dal dizionario: breakaway significa separazione, scissione. To break away è l'atto di allontanarsi. Fisicamente e semplificatamente è così. Per vederla da un'ottica più introspettiva invece, vi metto la canzone vera e propria.

BREAKAWAY

Grew up in a small town
And when the rain would fall down
I'd just stare out my window
Dreaming of what could be
And if I'd end up happy
I would pray

Trying hard to reach out
But when I tried to speak out
Felt like no one could hear me
Wanted to belong here
But something felt so wrong here
So I'd pray
I could break away

I'll spread my wings and I'll learn how to fly.
I'll do what it takes till I touch the sky.
Make a wish, take a chance,
Make a change, and break away.
Out of the darkness and into the sun,
But I won't forget all the ones that I love.
I'll take a risk, take a chance,
Make a change, and break away

Wanna feel the warm breeze
Sleep under a palm tree
Feel the rush of the ocean
Get onboard a fast train
Travel on a jetplane
Far away
And break away

I'll spread my wings and I'll learn how to fly.
I'll do what it takes till I touch the sky.
Make a wish, take a chance,
Make a change, and break away.
Out of the darkness and into the sun,
But I won't forget all the ones that I love.
I'll take a risk, take a chance,
Make a change, and break away

Buildings with a hundred floors
Swinging with revolving doors
Maybe I don’t know where they’ll take me
Gotta keep movin on movin on
Fly away
Break away

I'll spread my wings and I'll learn how to fly
Though it’s not easy to tell you goodbye,
Take a risk, take a chance,
Make a change, and break away.
Out of the darkness and into the sun,
But I won't forget the place I come from.
I gotta take a risk, take a chance,
Make a change, and break away
Breakaway
Breakaway



Onestamente sono davvero stanca per farvene la traduzione, e comunque credo che con un po' di volontà possiate trovarla in rete (spero che non siano fatte coi piedi, ma almeno vi fate l'idea generale). Ovviamente questo vale per chi non mastica tanto l'inglese.

Mi chiedevo se a quest'ora io sia capace di mettere anche il video, che rende bene le parole della song, solo che facendo parte della colonna sonora di un film comprende anche alcune immagini tratte da esso, ma non sono molte. Ok, ci provo. Se lo vedete, bene. Se non lo vedete...


martedì 1 settembre 2009

Getting started

Hey, people! Come promesso inizio questo blog, con l'intenzione principale di fargli fare da contatto una volta che avrò messo distanza fra me e l'Italia. Spero proprio che non faccia la fine di quell'altro, condannato ormai ad essere aggiornato senza nessuna regola. Ma questa volta sarà una cosa più seria: it's a commitment.

Inizio appena iniziato settembre, roba proprio di qualche minuto. Settembre rappresenta, nel bene e nel male, sempre un mese particolare per me, un mese di passaggio. Prima lo era per la scuola, passare dalle vacanze estive alla certezza del quotidiano della scuola era qualcosa di molto importante, di stabile. Lo è rimasto anche col lavoro, vista l'attinenza. Senza contare poi i singoli eventi della mia vita: a parte qualcuno, sembra davvero che si concentrino tutti lì. Così anche ora lo sarà, anzi, ora più degli altri anni probabilmente. Tra due settimane si parte per l'Inghilterra, una cosa grossa, desiderata ma che allo stesso tempo spaventa. E sì, perché non è automatico, non è che se desideri fare una cosa allora non ne hai paura. Ma sono sempre dell'idea che la paura, quando non ti frena del tutto, non sia una cosa negativa; la sua esistenza permette di agire con più prudenza, senza essere incoscienti, quindi è bene così.
Questa volta il passaggio è grande, si cambia praticamente ogni cosa. Resto solo io, me stessa, l'unica cosa che porto davvero sempre con me, ma credo che questo valga per tutti. La tua vita può stravolgersi completamente, ma tu resti sempre tu. Quindi io resto sempre io, dovunque sarò. E se col tempo osservandomi mi vedrete cambiata, beh, pensate che vi state sbagliando, che ciò che vedete e che vi sembra nuovo era semplicemente una parte di me che già stava lì ma che non era mai uscita fuori. Sono pronta a dare molto al posto in cui sto per andare, ma pretendo anche che tiri fuori il meglio di me. Sono pronta ai sacrifici, nella misura in cui diano poi la ricompensa dovuta. Si tratta di uno stile di vita. It has been mine all along, and that's not going to change. Tutto il resto può anche cambiare.


Già, non poteva essere altro che settembre.


Note finali: nei prossimi giorni i post sul nome del blog, il mio nick ;P e sull'inglese.